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Un colpo di acceleratore notturno. È quello deciso dal consiglio provinciale di Bolzano con 28 sì, 1 no e 6 astensioni con una legge che spinge direttamente verso la Fase tre senza passare neppure dalla 2. Già da oggi pomeriggio, dopo la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione, in tutto l’Alto Adige potrebbero riaprire i negozi, mentre lunedì toccherebbe a parrucchieri, bar, ristoranti e musei. Una ripartenza bloccata dall’annuncio del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, che ha detto che impugnerà il provvedimento, come già è successo nei confronti della riapertura dei bar in Calabria. Una decisione “inevitabile” quella del governo, che riguarda in particolare alcune attività commerciali per le quali ancora non sono stati stabiliti dei protocolli di sicurezza nazionali. Il ministro ha sottolineato che “è evidente che il governo approva l’idea del riavvio graduale delle attività economiche, ma ritiene che l’autonomia, sempre rigorosamente rispettata, debba esercitarsi nell’ambito del rispetto dei valori universali garantiti dalla Costituzione, primo fra tutti quello alla salute”.
Le regole fissate dall’Alto Adige per la ripresa delle attività almeno sulla carta dovrebbero entrare in vigore a condizione che ci sia “l'osservanza rigorosa e responsabile delle misure di sicurezza". “Peccato che le misure di sicurezza non siano state ancora approvate e che quindi non ci siano punti di riferimento – afferma Cristina Masera, segretaria generale Cgil Alto Adige -. Ci sono le regole per le aziende del manifatturiero, ma non quelle per i negozi e i ristoranti. Banalmente, ci si chiede se gli abiti dovranno essere disinfettati dopo che sono stati provati dai clienti. Per non parlare dei parrucchieri: senza norme precise si stanno prendendo importanti responsabilità”. Tra l’altro, sul fronte della sicurezza si può aggiungere che qualsiasi protocollo a livello locale non è valido se non è approvato dall’Inail. Questo vuol dire che se in Alto Adige si ripartisse prima, lo si farebbe senza le garanzie del caso.
Le linee guida sul lavoro sono in corso di elaborazione in questi giorni dal comitato tecnico scientifico su proposta dell’Inail: a esse tutti i presidenti di Regione, anche nella conferenza Stato Regioni, hanno dichiarato di attenersi. Quindi, dal momento che l’Alto Adige “ha deciso di aprire ugualmente alcune attività commerciali il governo non può fare altro che impugnare il provvedimento, limitatamente alle parti in contrasto con le regole sulla sicurezza sul lavoro” ha spiegato il ministro per gli Affari regionali”.
Ma da un punto di vista occupazionale, del lavoro, cambierebbe qualcosa? Cioè ci sarebbe un reale beneficio da questa anticipazione? “Aprire una settimana prima non cambierebbe niente – aggiunge Masera -. Non servirebbe all’economia, non servirebbe a stare meglio, insomma anticipare di sette giorni non farebbe alcuna differenza. Semmai qualcuno finirebbe prima la cassa integrazione, ma non è questa la finalità del provvedimento, che è una forzatura frutto del braccio di ferro tra autonomisti e non autonomisti. Una forzatura varata senza il parere dell’Inail, e senza neppure confrontarsi con i sindacati”. Se a Bolzano dovessero vedersi i primi negozi alzare le saracinesche, o qualche catena di abbigliamento aprire i battenti, questi dovrebbero farlo osservando una distanza di due metri e un adeguato rapporto tra superficie e persone per tutte le attività economiche. Un’accortezza in più rispetto al resto d’Italia che complicherebbe certamente la gestione: basti pensare a chi prende un cappuccino al bar, o ai clienti dei ristoranti. Il calendario della Fase 3 fissato dalle legge approvata dall’Alto Adige prevede altre tappe: dal 18 maggio dovrebbero riprendere i servizi di assistenza all'infanzia con gruppi ridotti, da domani invece già i servizi sociali; dal 25 le strutture ricettive e gli impianti a fune.
Ma questo non è l’unico territorio ad accelerare. Anche il governatore Massimiliano Fedriga della vicina Friuli Venezia Giulia ha annunciato oggi che dall’11 maggio riapriranno le attività di commercio al dettaglio. Una richiesta che aveva avanzato alla Conferenza delle Regioni: “Lunedì ripartiamo, ma non proprio con tutto. Abbiamo fatto una proposta molto responsabile: abbiamo detto, partiamo lunedì con il commercio al dettaglio e dal 18 con le attività mancanti - ha spiegato Fedriga -. Ricordo che il commercio al dettaglio è già aperto le regole che il governo ha giustamente messo per i negozi di abbigliamento per bambini e per le librerie possono valere anche per gli altri, così permettiamo lunedì di ripartire a quegli imprenditori che sono pronti a garantire la sicurezza”. Ma perché rischiare la salute pubblica, dei lavoratori e dei cittadini, contro i pareri degli esperti e contro le leggi nazionali? A dare la risposta definitiva saranno i giudici.