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Da oggi un altro pezzo del settore agroalimentare ha il suo contratto. Dopo una lunga trattativa, infatti, è stata sottoscritta l’ipotesi di rinnovo per la cooperazione. 50mila gli addetti interessati. Due contratti diversi quello della cooperazione e quello dell’agroindustria, ma uno stesso settore di riferimento e un’unica direzione. Lo sottolinea la segretaria nazionale della Flai Cgil Tina Balì che mette in evidenza come ancora una volta “Questo contratto evita il dumping e allontana l’eventualità che le aziende si facciano concorrenza tra loro scaricandone tutto il peso sul costo del lavoro. E lo fa semplicemente applicando le stesse cifre e le stesse tempistiche del contratto siglato lo scorso agosto dall’agroindustria. È una gran buona notizia anche da questo punto di vista. Con questa firma, finalmente gli oltre 450 mila lavoratrici e lavoratori del comparto agroindustriale hanno finalmente visto rinnovato il proprio contratto nazionale di lavoro”.
Lo scontro degli ultimi tempi con pezzi del settore industriale resta ai margini. La trattativa con le imprese cooperative è stata lunga e intensa. I timori che i niet di Bonomi influenzassero a distanza quel tavolo c’era. Eppure il confronto non solo è proseguito ma è andato via via accelerando superando tutte le difficoltà del caso comprese quelle imposte dalla pandemia. Un accordo raggiunto lavorando sempre da remoto. “Siamo stati sempre in videoconferenza ma siamo riusciti comunque a stabilire buone relazioni grazie all’impegno di tutti. È un’intesa positiva anche per questa ragione perché quando si parla di alleanze di soggetti produttivi non si può prescindere da questa disponibilità al dialogo che in questo caso ha superato le inevitabili barriere fisiche”.
Veniamo ai contenuti dell’accordo: dal punto di vista salariale, l’aumento complessivo, a regime, è di 119 euro, cifra al di sopra delle previsioni Ipca. Ma – spiega ancora la segretaria Flai Cgil Tina Balì – abbiamo voluto anche identificare quali sono le voci che compongono il salario minimo con una dichiarazione a verbale che in fondo è un chiarimento anche per la politica che non può considerare solo la prima riga di una busta paga. C’è la contrattazione di secondo livello, c’è il welfare, ci sono tfr e previdenza complementare”. Sul welfare, anche in ragione dell’attuale emergenza sanitaria, è stato incrementato di 3,50 euro il versamento delle aziende al Filcoop sanitario per incrementarne le prestazioni e, per coinvolgere anche le lavoratrici e i lavoratori delle aziende che non partecipano alla bilateralità, verranno riconosciuti loro 20 euro mensili in busta paga.
Miglioramenti sono stati ottenuti anche per chi ha figli: è stata prolungata di ulteriori tre mesi l’esenzione dal lavoro notturno per la lavoratrice madre mentre per il lavoratore padre sono stati previsti un ulteriore giorno di permesso retribuito alla nascita del figlio; inoltre son previste otto ore di permesso per l’inserimento all’asilo nido del figlio e otto ore di permesso retribuito per il sostegno di genitori ultra 75enni. Il protocollo contro le molestie sul lavoro sottoscritto con le centrali cooperative è stato poi acquisito dal contratto collettivo.
È un rinnovo che vive al passo con i tempi, che fa del diritto alla disconnessione un diritto di tutti, di chi fa smartworking e di chi ha la reperibilità, che pone il tema della salute e della sicurezza ma anche delle dotazioni tecnologiche in caso di lavoro da remoto e che rende la formazione professionale un pilastro sia per le competenze tecniche che per quelle trasversali. A proposito di sicurezza tra l’altro l’intesa dispone una giornata retribuita dedicata a iniziative sul tema. Ma c’è un altro punto che sta particolarmente a cuore alla Flai Cgil: la garanzia di un equo trattamento a tutti i lavoratori coinvolti nella filiera produttiva.
Il tema degli appalti è caldo. Nell’intesa c’è un richiamo - che è anche un’ambizione - a costituire delle comunità di sito per evitare che all’interno di uno stesso luogo di lavoro ci si trovi davanti lavoratori di serie A e di serie B. “La contrattazione – conclude Balì – deve essere inclusiva e questa inclusività deve partire proprio dai contratti collettivi nazionali, per questo ci siamo posti il tema di come dare rappresentanza anche a quei lavoratori di aziende in appalto che magari non ne hanno o hanno comunque minore forza. La grande sfida è quella di tenere unite le istanze e le forze di un mondo del lavoro che tende alla frammentazione alla quale noi però non ci rassegniamo”.