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Alla Voss di Osnago i vertici aziendali annunciano il licenziamento di 70 dipendenti e tentano lo smantellamento dello stabilimento. La storica torneria per prodotti idraulici della provincia di Lecco dal 2016 è nelle mani di imprenditori tedeschi, i quali ora sostengono che l’attività dello stabilimento non è più remunerativa e quindi è necessario procedere alla chiusura. Parte della produzione è stata interrotta, mentre un’altra è stata delocalizzata in Polonia e Germania, dove ha sede la casa madre.
Gli operai, già in presidio permanente davanti alla Voss, hanno bloccato i camion arrivati all'impianto per trasportare i macchinari di produzione e, presumibilmente, portarli in Germania. Un presidio che ha l’obiettivo di evitare i licenziamenti che si prospettano dopo che a marzo scadrà il blocco deciso dal governo per fronteggiare la crisi da Covid. Domenico Alvaro, della Fiom Cgil di Lecco, ci spiega che l’azienda “ha dato la disponibilità per incentivi all’esodo e ricollocamenti, ma comunque intende chiudere lo stabilimento e non cedere i macchinari ad altri soggetti interessati”.
Anche il tentativo della Prefettura di aprire un canale di comunicazione e un tavolo di discussione è andato a vuoto, dopo che al secondo invito i vertici aziendali non si sono presentati. Sarà la Provincia a fare prima di Natale un altro tentativo, ma il management tedesco ha già posto una serie di condizioni alla sua presenza, tra le quali il non porre all’ordine del giorno le possibili soluzioni alternative.
“Il tentativo è quello di obbligarli a sedersi al tavolo di trattativa", afferma Alvaro: "Cercheremo di coinvolgere la famiglia tedesca proprietaria della multinazionale tedesca Voss, in quanto titolare di una Fondazione che finanzia progetti di politiche sociali. Potrebbero non essere al corrente di un comportamento condotto dai loro uomini in Italia, comportamento in contraddizione con i valori che proclamano”. Per fare questo dovrebbero essere raggiunti i vertici della Fondazione, che nemmeno i sindacati tedeschi sarebbero riusciti a raggiungere, quindi sarebbe un’impresa di difficile riuscita. Ai lavoratori, in attesa di novità, non resta che proseguire con il presidio, che dovrà però sciogliersi con le norme anti-Covid previste per i giorni al ridosso del Natale.