“Insieme per la giustizia”. Basterebbe partite dallo slogan scelto per lo sciopero generale del 16 dicembre, indetto da Cgil e Uil, per spiegare che questa manovra di bilancio non è equa, non contiene misure giuste e propone una crescita in grado di aumentare le distanze, le differenze e le disuguaglianze anziché ridurle. Ne è convinta la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti: “Tra le principali motivazioni della nostra mobilitazione c’è la scarsa attenzione al lavoro come elemento centrale delle scelte politiche ed economiche. La crescita c’è e ci sarà, anche superiore alle aspettative, ma non avrà alcuna ricaduta positiva sull’occupazione”.

Perché?
L’occupazione che si sta generando è povera, precaria, premia quasi esclusivamente gli uomini, e in genere penalizza i giovani e le donne che invece sono quelli che devono recuperare il gap più grande anche rispetto agli altri Paesi europei. Abbiamo posto al governo il tema della condizione del mercato del lavoro, a questo esecutivo come a quelli precedenti, perché il problema è rimasto una costante degli ultimi 10-15 anni: non basta puntare alla quantità, ci vuole qualità.

Che cosa vuol dire qualità del lavoro?
Noi vorremmo una ridefinizione complessiva delle condizioni del mercato del lavoro. Certo non nella legge di stabilità, ma sarebbe stato importante se lì ci fosse stato qualche segnale rispetto alla riduzione e al contrasto delle forme più precarie che stanno cannibalizzando il lavoro buono e che ci fosse un maggiore rafforzamento degli investimenti per generare occupazione a partire dai settori pubblici.

Nell’anno più duro del lockdown e delle restrizioni abbiamo perso 1,2 milioni di posti di lavoro. Secondo i dati Istat al 30 giugno 2021 sappiamo che di quei posti se ne sono riguadagnati ben 523 mila rispetto a 12 mesi prima e che ne mancano all’appello ancora 678 mila, di cui 336 mila al Nord. Che tipo di occupazione stiamo riacquistando?
Il punto è proprio questo. Stiamo riacquistando lavoro per lo più precario. Su 10 nuovi contratti, solo uno, uno e mezzo è a tempo indeterminato, pochissimi sono di apprendistato, che per noi sarebbero quelli sui quali puntare per le giovani generazioni. Tutto il resto è a tempo determinato. E poi c’è l’esplosione dei tirocini extracurriculari, che sono cresciuti del 700 per cento rispetto all’anno della pandemia, durante il quale non era possibile attivarli, che però stanno conoscendo una crescita spropositata: 300-400mila all’anno.  

Che cosa c’è che non va nei tirocini extracurriculari?
Non dovrebbero essere una forma di lavoro, ma una proposta formativa capace di aiutare a connettere studio e formazione alla conoscenza del mercato del lavoro. E invece la maggior parte sostituisce lavoro vero. Questo determina una condizione non solo di impoverimento e di svalorizzazione delle competenze, ma anche di grandissimo dumping: i tirocini prevedono solo un rimborso, non esiste una vera forma contrattuale.

Marco Merlini

Un’altra anomalia del nostro Paese è rappresentata dall’elevata percentuale di part-time involontari. Che cosa indica?
Sono due milioni e mezzo i lavoratori part-time, per la maggior parte donne che subiscono questo forma contrattuale e non la scelgono per conciliare tempi di vita e di lavoro. Rappresentano la percentuale più alta rispetto al resto dell’Europa: un dato preoccupante perché questa è l’altra grande condizione di impoverimento del lavoro. A completare il quadro c’è la crescita esponenziale della gig economy: la cosiddetta economia di lavoretti, nella quale si addensa una quota importante di lavoro autonomo, che viene trattato come autonomo occasionale, che non ha previsioni di tutela né dal punto di vista contributivo né dei diritti.

I sindacati che cosa chiedono che venga inserito nella legge di bilancio?
Abbiamo presentato degli emendamenti, uno appunto sui tirocini extracurriculari che hanno una normativa complessa perché sono gestiti a livello regionale: si può fare un intervento sulle linee guida generali per ridurre gli ambiti nei quali sono attivabili e per rafforzare le tutele, le verifiche e le ore che devono essere destinate alle attività di formazione. Un altro emendamento riguarda le collaborazioni autonome occasionali, che sono probabilmente la forma più utilizzata dalle società di food delivery, affinché ci sia un minimo di contribuzione e di riconoscibilità, sempre che non nasconda finto lavoro autonomo.

Avete avanzato delle proposte sul fronte dell’apprendistato?
Abbiamo proposto di intervenire rivedendo e provando a rendere più forte e utilizzabile l’apprendistato, pensando a una nuova forma di contratto di lavoro che coniughi la formazione con la prospettiva di una stabilità. Nella legge di bilancio c’è anche una norma di cui abbiamo chiesto l’abrogazione perché a noi proprio non piace per il tipo di messaggio che dà: la possibilità di essere assunti come apprendisti indipendentemente dall’età del lavoratore, quando c’è un processo di ristrutturazione e di riorganizzazione. Occorre fare interventi che superino la mera logica della decontribuzione, che è stata utilizzata come unica incentivazione dell’occupazione in questa come nelle precedenti leggi di stabilità. L’impoverimento della condizione del mercato del lavoro non impoverisce solo le presone che si trovano nella trappola della precarietà ma trascina verso il basso tutto il sistema Paese.

Ma insomma, questa manovra che è stata definita espansiva e che punta alla ripresa, ha davvero queste caratteristiche?
La legge di bilancio ha alcuni tratti di espansione, è innegabile. Il punto è se questi tratti sono sufficienti per le condizioni in cui il Paese si trova. Faccio un esempio. È previsto un fondo per rilanciare l’occupazione nei settori pubblici, quelli dello Stato non tutta la pubblica amministrazione, come la norma di stabilizzazione dei precari in sanità. Un segnale importante, che credo sia figlio delle mobilitazioni che abbiamo messo in campo spesso in modo solitario. Però si tratta di misure totalmente insufficienti per il rilancio della sanità. Il settore pubblico ha perso centinaia di migliaia di lavoratori per il pensionamento e per il depauperamento, per i processi di esternalizzazione. Una manovra veramente espansiva dovrebbe determinare un cambio di passo molto più forte di quello che stiamo vedendo.