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Continua la protesta dei lavoratori somministrati presso il ministero dell'Interno. Dopo lo sciopero del 21 dicembre, che ha registrato una vasta adesione, la mobilitazione va avanti. Lo stop si è tradotto a Roma nel presidio delle lavoratrici e dei lavoratori somministrati, organizzato da Felsa Cisl Nidil Cgil e Uiltemp nell’ambito della giornata di mobilitazione nazionale.
A manifestare in Piazza Santi Apostoli sono state circa 400 persone provenienti da tutta Italia, in rappresentanza dei 1.200 colleghi con contratto a termine, in scadenza al 31 dicembre. L’adesione, a livello nazionale, ha toccato il 90%.
“Siamo stati ricevuti dal prefetto di Roma, Bruno Frattasi – riferiscono le organizzazioni sindacali –, che era già bene a conoscenza della situazione e dell’importanza del lavoro del personale somministrato negli uffici per l’immigrazione di questure e prefetture. Anche Frattasi ha sollecitato una soluzione al gabinetto del ministero dell’Interno, così come già accaduto nelle altre prefetture italiane in cui si sono svolte manifestazioni e presidi nelle ultime settimane”.
Nessuna certezza normativa
L’importanza non è solo quella di dare continuità al lavoro degli uffici, sottolineano i sindacati, ma "anche quella di dare continuità ai lavoratori e alle lavoratrici attualmente impiegati. Inaccettabile pensare di sostituire persone che hanno maturato competenza e professionalità, mettendo in atto un turn-over: fondamentale garantire la continuità occupazionale, anche, eventualmente, attraverso una clausola sociale.”
“Le interlocuzioni finora hanno dato rassicurazioni, ma non danno ancora certezze normative, quindi la mobilitazione continua, l'attenzione rimane alta e l'agitazione rimane aperta, nei prossimi giorni e fino all’ultimo giorno disponibile. La tenacia con cui questa vertenza è stata portata avanti grazie a lavoratori e lavoratrici porterà e deve portare dei risultati. Bisogna dire basta alla precarietà in questo settore” concludono le sigle sindacali.
Ancora incertezza, scadenza vicina
Dopo la protesta, Nidil, Felsa e Uiltemp tornano alla carica con un comunicato congiunto. Il punto è sempre lo stesso: l'incertezza sulla sorte dei lavoratori a fine anno. "Stiamo riscontrando in queste ore notizie contrastanti circa il futuro occupazionale dei quasi 1.200 lavoratori e lavoratrici in somministrazione presso il ministero dell'Interno - scrivono -. In queste settimane di mobilitazione abbiamo ricevuto da prefetti e questori rassicurazioni e attestati di stima e professionalità per l'importanza che questi lavoratori hanno per il buon funzionamento degli uffici amministrativi legati all'immigrazione".
Siamo in una situazione incerta, dunque, "tra l'approvazione della legge di bilancio con le relative norme che riguardano questa platea di lavoratori e le indicazioni della Corte dei conti finalizzate a evitare una reiterazione nel tempo dei contratti con le agenzie per il lavoro. In questo quadro ancora precario chiediamo di fare chiarezza sulla situazione dei lavoratori che rappresentiamo, preservando prioritariamente la continuità occupazionale di tutta la platea e la definizione di una forte, chiara ed esigibile clausola sociale per garantire agli attuali lavoratori e lavoratrici oggi in forza il proseguo della loro attività, anche con una diversa agenzia per il lavoro e di conseguenza, tempi certi e rapidi di aggiudicazione del servizio di somministrazione".
Le sigle quindi aggiungono: "Richiediamo ancora l'adozione di una soluzione "ponte" che possa dare copertura al servizio e continuità lavorativa immediatamente dopo il 31 dicembre 2022. Stante la situazione resta aperto lo stato di agitazione e nella prossima settimana a livello territoriale verranno avviate iniziative per sensibilizzare e portare ulteriormente all'attenzione pubblica il grave errore che si sta consumando a discapito di 1200 lavoratrici e lavoratori.
Scacchetti, Cgil: il ministero trovi una soluzione
"Auspichiamo che il ministero e il governo trovino le soluzioni adeguate". Lo afferma la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti. "Le rivendicazioni della categoria sono le nostre rivendicazioni - spiega -: è indispensabile trovare una soluzione sulla stabilizzazione di tutti questi lavoratori, serve la garanzia di continuità occupazionale. Ciò che finora abbiamo ricevuto non ci rassicura".
Scacchetti ricorda poi che i lavoratori e le lavoratrici sono impegnati nello svolgimento di servizi essenziali, come la tutela dei migranti. "Non confermarli sarebbe una beffa per i lavoratori coinvolti, naturalmente, e allo stesso tempo un grave danno per tutti i cittadini migranti, le cui pratiche hanno bisogno di persone che ci lavorino con competenze. Lo sanno bene questure e prefetture. Non tutto è sempre sostituibile, dopo tre anni di lavoro queste persone sono molto esperte. Così facendo - conclude - si pregiudica la qualità dei servizi, al contrario invece ciò che serve è dare continuità e valorizzare le competenze".