Una giornata da ricordare quelle delle sarte de La Perla, la storica fabbrica di corsetteria di lusso fondata a Bologna nel 1954. Le lavoratrici hanno manifestato a Bruxelles, davanti alla sede del Parlamento europeo, per chiedere alle istituzioni comunitarie garanzie sul futuro produttivo del marchio.
Da quando, nel 2018, la società è passata sotto il controllo del fondo Tennor, di proprietà del discusso finanziere tedesco Lars Windhorst, ha smesso di pagare i fornitori e la corrente elettrica, di progettare nuove collezioni, fino a interrompere l'erogazione degli stipendi per le oltre 300 dipendenti.
"Nella capitale belga – racconta Stefania Pisani, segretaria generale della Filctem Cgil di Bologna – abbiamo incontrato tanti parlamentari, uomini e donne eletti in Italia come eurodeputati, che ci hanno portato la loro solidarietà. Il nostro obiettivo – sottolinea – è accendere un faro su una vertenza con portata transnazionale che non può e non deve essere risolta esclusivamente dentro le aule dei tribunali. Nonostante la priorità resti il pagamento degli stipendi delle lavoratrici, occorre pensare a un impianto normativo europeo che regolamenti i fondi finanziari nelle loro operazioni di acquisizione e vendita dei marchi".
Secondo Pisani la vicenda de La Perla è paradigmatica di un meccanismo speculativo di una finanza senza scrupoli, che inaridisce il tessuto economico del nostro Paese. "Adesso ci aspettiamo – ha concluso – che le promesse diventino fatti concreti".
Intanto, venerdì scorso (26 gennaio), il tribunale di Bologna ha aperto la procedura di liquidazione giudiziale nei confronti de "La Perla Management Uk srl", la società che detiene il marchio, con sede a Londra, che ha accumulato milioni di sterline di debiti con l'erario britannico a fronte di contributi previdenziali e imposte non versate. Contrariamente a quanto riportato inizialmente dalla stampa, non si tratta del capolinea per la fabbrica felsinea (La Perla Manufactoring srl), in attesa di un pronunciamento che possa porla in amministrazione straordinaria, provvedimento che successivamente potrebbe essere esteso anche alla società d’oltremanica.
Continua dunque la battaglia delle lavoratrici e dei lavoratori di La Perla che sperano nella continuità aziendale in grado di salvaguardare l’occupazione e un marchio con 70 anni di storia.