Il sindacato di Polizia Silp Cgil esprime profondo malessere riguardo alle condizioni di vita e di lavoro delle donne e degli uomini, che rappresenta e operano nella Polizia di Stato e le motivazioni che li spingono a mobilitarsi e scendere in piazza sono molteplici.

La mancanza di proposte significative da parte del governo per il rinnovo del contratto di lavoro è una delle principali ragioni di disagio. Nonostante le proteste e le critiche sollevate dai sindacati, gli incontri finora non hanno portato ad alcun progresso e manca la volontà concreta da parte dell'esecutivo di rispondere alle richieste dei lavoratori del comparto sicurezza e difesa.

Tra le rivendicazioni principali che ci portano in piazza il 31 luglio davanti Montecitorio, chiediamo al governo di garantire risorse economiche per un contratto dignitoso, che permetta il recupero del potere d'acquisto per le donne e gli uomini in divisa; di implementare un piano di assunzioni straordinario per aumentare gli organici del personale e migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori. Poi bisogna assicurare una pensione dignitosa e attivare la previdenza dedicata e complementare, per garantire un salvagente per il futuro che con le norme odierne vedrebbe, una volta in pensione, una decurtazione rispetto allo stipendio sino al 40%.

Inoltre occorre migliorare le condizioni alloggiative, reperire stabili per gli istituti di istruzione e rendere adeguati quelli esistenti aumentando l’insufficiente numero che non permette di formare allievi; procedere quindi ad assunzioni straordinarie che coprano il turn-over e aumentino gli attuali organici ormai in forte, grave difficoltà; affrontare anche il problema dello stress lavoro correlato.

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Sul piano concreto, il ricorso continuo ed eccessivo ad una politica di decretazione di urgenza anche in materia di sicurezza non serve a contrastare la criminalità, non risponde alle esigenze dei cittadini, esaspera i problemi sociali trasformandoli in questioni di ordine pubblico e si limita a punire il disagio. Così non si va nella direzione di una società più giusta, ma si dà l’impressione, utilizzando e strumentalizzando anche le lavoratrici e i lavoratori in divisa, di stare dalla parte dei poteri forti e dei cosiddetti colletti bianchi.

Pensiamo ad esempio al tema delle intercettazioni, dove viene posto in evidenza solo il problema dei costi dimenticando che sono una necessità per le indagini. Dimenticando che molte confische e sequestri nascono proprio grazie alle intercettazioni e portano risorse sonanti nelle casse dello Stato.

La situazione contrattuale è critica, con quasi mille giorni senza contratto di lavoro, e le risorse messe a disposizione sono considerate insufficienti rispetto ai bisogni reali dei lavoratori. Anche la questione della previdenza complementare e delle assunzioni straordinarie non viene affrontata adeguatamente: nel 2024 nella sola Polizia di Stato sono previsti 4.200 pensionamenti per limiti di età. Una cifra analoga a quella del 2023. Un trend che proseguirà anche nei prossimi anni.

Quindi nel biennio 2023-2024 sono 8mila i poliziotti destinati alla quiescenza. I carabinieri hanno numeri simili. Se aggiungiamo anche la Guardia di finanza, abbiamo una previsione (per difetto) di 20mila uomini e donne in divisa in pensione tra 2023 e 2024. A tutto questo il ministero dell'Interno risponde con 4.800 nuove assunzioni e 2.300 rinforzi estivi. Implementi di organico ordinari, già previsti nelle programmazioni concorsuali degli anni passati che non possono risolvere i problemi delle forze di polizia.

Inoltre, la problematica dei pagamenti in ritardo per il lavoro straordinario (anche di due anni) e la militarizzazione della sicurezza con il programma “Strade Sicure” vengono criticate dal sindacato come mancanze nell'effettivo sostegno alle forze dell'ordine.

Registriamo poi una totale assenza di investimenti nella formazione del personale che invece è sempre più necessaria per affrontare le delicate sfide della società contemporanea. Infine, la mancanza di risposte concrete da parte del governo riguardo allo stress lavoro correlato e all'aumento dei suicidi tra gli operatori delle forze dell'ordine sono ulteriori motivazioni, che spingono i poliziotti a mobilitarsi per rivendicare i propri diritti e una migliore qualità di vita lavorativa.

Il sindacato di polizia Silp Cgil rimane in attesa di risposte concrete e azioni da parte del governo per garantire sicurezza, dignità e giustizia per tutti i lavoratori del comparto sicurezza e difesa. Anche perché queste problematiche incidono pesantemente sulla qualità dei servizi offerti al cittadino dalle forze di polizia dunque sulla sicurezza stessa. 

Pietro Colapietro è segretario generale Silp Cgil