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Questa mattina a Milano, ieri a Firenze, domani, 12 gennaio, a Roma, Napoli e Ancona, venerdì 13 a Venezia, mercoledì 18 a Catanzaro. Per i 1.150 somministrati degli uffici immigrazione di questure e prefetture il nuovo anno è iniziato senza lavoro e con un calendario di presidi e mobilitazioni in tutta Italia.
Con loro i sindacati di categoria, Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp che chiedono continuità occupazionale, con il rinnovo dei contratti tramite le agenzie interinali, e nel medio periodo che questi impiegati siano assorbiti dal ministero dell’Interno tramite concorsi che riconoscano nei punteggi la preziosa attività svolta.
21 mesi di attività
Precari assunti nel 2021 da Manpower e GiGroup, in missione nelle strutture del Viminale per occuparsi inizialmente di emersione di migranti, poi anche di flussi, ricongiungimenti familiari, emergenza Ucraina, dopo tre proroghe e 21 mesi di intenso lavoro, sono stati lasciati a casa. Ma non perché non ci sia bisogno di loro, anzi. La mole di lavoro gigantesca per cui erano stati inizialmente presi, e cioè la regolarizzazione degli stranieri che facevano domanda entro una certa data, è stata svolta soltanto a metà.
Pratiche a metà
“Delle 26 mila pratiche presentate alla prefettura di Milano e Monza, per esempio, ne sono rimaste circa 10 mila ancora da trattare – ci racconta Giovanna, Rsa Nidil Cgil, laureata in politiche internazionali, un master in immigrazione, un anno di servizio civile in prefettura e infine somministrata -. Gli uffici sono da sempre sotto organico e sono pochissimi i colleghi interni che riescono a occuparsi di questo settore. L’immigrazione viene considerata e gestita come un’emergenza ma è una questione cronica e strutturale: trattarla come emergenza fa sì che non sia organizzata e coordinata dalla pubblica amministrazione”.
Servizi essenziali, addio
È anche per questo che lavoratori e sindacati andranno avanti a oltranza con la mobilitazione: un servizio essenziale, che è fondamentale per la gestione dell’immigrazione, è stato bruscamente interrotto perché il governo non ha trovato i fondi in legge di Bilancio per rinnovare i contratti. Emersione dal nero, regolarizzazione di lavoratori stranieri, permessi di soggiorno, nulla osta, giacciono sulle scrivanie degli uffici per l’immigrazione, e altrettante persone non possono accedere a diritti che lo Stato riconosce loro solo sulla carta.
Lo stato dell’arte
Per i 400 addetti assegnati alle questure è stato istruito un avviso di procedura negoziata con clausola sociale, fatta valere dai sindacati, ma senza certezza sui tempi: qualsiasi agenzia dovesse vincere il bando verranno ripescati gli internali il cui contratto è scaduto il 31 dicembre. Per le prefetture a oggi nulla è stato fatto per dare continuità al servizio e al lavoro dei circa 600 somministrati impiegati. Infine ci sono i 177 delle commissioni territoriali, prorogati fino a marzo, ma senza una chiara prospettiva futura.
Precariato sistema da combattere
“Io amo questo ambito, è il mio settore, l’ho studiato, ci ho lavorato, ma so che non ha uno sbocco facile in Italia, sia nel pubblico che nel privato – prosegue Giovanna -. Anche i posti che si creeranno per i progetti del Pnrr sono a tempo determinato. Ho appena compiuto 30 anni ma non sono, non mi sento una sfigata. Piuttosto, mi sento schiacciata da questo sistema che ci vuole precari a tutti i costi, ma è il sistema che dobbiamo cambiare. Contratti irregolari, tirocini, rinnovi di tre mesi in tre mesi, bisogna pur sopravvivere e quindi sottostare a queste condizioni, però le combatto. Il precariato è una scelta non del lavoratore ma di chi decide, di chi l’occupazione la offre”.