Sono passati quasi cinquanta giorni dall’inizio della lotta degli operai del mattatoio di Baldichieri (Asti). Da quando l’azienda ha deciso di vendere lo stabilimento e le sue lavorazioni, trascurando la situazione di chi ne era più coinvolto, ovvero i propri dipendenti. Da allora i lavoratori sono davanti ai cancelli, con l e bandiere e una tenda rossa della Flai. Sono quasi tutti stranieri, vengono da Romania, Serbia, Albania e Africa subsahariana, e la loro richiesta è semplice: l'applicazione del contratto dell’industria alimentare. Vogliono essere chiamati "macellatori" non "agricoltori", insomma. Lo dicono a ogni momento, perché vogliono veder riconosciuta una professionalità acquisita in anni di esperienza, e i diritti che gli spettano.
Negli ultimi 10 anni, i cambi di appalto sono stati 5. A ogni passaggio di mano, il lavoro è rimasto lo stesso, ma è cambiato il contratto e sono peggiorate le condizioni. Stavolta tutti, indiscriminatamente, hanno detto basta. "Come organizzazione sindacale siamo stati al loro fianco da subito, lo siamo oggi e lo saremo anche dopo che questa vicenda sarà risolta - commenta Letizia Capparelli, segretaria generale della Flai Cgil Asti -, perché la loro è una rivendicazione giusta e non esprime altro che la volontà di veder riconosciuta la propria dignità. Abbiamo coinvolto la Prefettura, l’Inps e ora anche la Regione Piemonte per far sì che attraverso le istituzioni si possa garantire il ripristino delle più elementari condizioni contrattuali. Non lasceremo nulla di intentato, anche per questioni di sicurezza e di controllo sulla filiera alimentare".
Il 21 settembre il segretario generale della Flai Giovanni Mininni, si è presentato al presidio, ha parlato a lungo con i lavoratori, ha dato totale sostegno alla lotta. E ha espresso la volontà di trasformare questa vicenda locale in una vertenza nazionale. "La sua presenza - continua Capparelli - rafforza e avvalora le rivendicazioni dei lavoratori che le hanno fino a oggi sostenute e alza il tono delle richieste a un livello più elevato e generale, perché anche attraverso la loro lotta possa essere posto al centro del dibattito il giusto riconoscimento del lavoro, dei lavoratori e della sicurezza, non solo ed esclusivamente quello del mero profitto delle aziende".