Dopo l’incontro del 10 maggio, due mesi di totale silenzio. E così i precari del ministero della Cultura, 800 professionisti che hanno lavorato negli uffici e nei cantieri negli ultimi tre anni come collaboratori e partite Iva hanno realizzato ieri un presidio con i sindacati che li rappresentano, Nidil Cgil e UilTemp, per chiedere il riconoscimento dell’esperienza accumulata, del lavoro svolto e quindi la giusta stabilità.

“A seguito del presidio in via del Collegio Romano oggi siamo riusciti finalmente a ottenere un appuntamento per il prossimo 30 luglio - spiegano Roberta Turi e Gianvincenzo Benito Petrassi, segretari nazionali Nidil e Uiltemp –. Ci aspettiamo di ricevere finalmente delle risposte concrete. Ma in assenza, proseguiremo con la mobilitazione e con la lotta per rivendicare il rispetto per il lavoro e la stabilità lavorativa”.

Il 10 maggio scorso una delegazione era stata ricevuta da un dirigente dell’ufficio di gabinetto del Ministro che si era impegnato a valutare le richieste dei lavoratori. I sindacati avevano chiesto che l’esperienza maturata negli ultimi tre anni nelle sedi periferiche del Ministero non venisse azzerata, ma valorizzata, mettendola a frutto attraverso modalità da individuare per arrivare a una giusta stabilità che non gioverebbe solo ai lavoratori ma anche all’intero patrimonio culturale del Paese.

“Stiamo parlando di professionalità specifiche reclutate nel 2020 per sopperire alla strutturale carenza di personale, che ancora oggi si attesta intorno alle 8 mila unità, con l’utilizzo di collaboratori con partita Iva, che furono autorizzati attraverso un decreto legge – precisano Turi e Petrassi -. Tra le figure professionali: archeologi, architetti, archivisti, tecnici di cantiere, geometri, bibliotecari, catalogatori, comunicatori, esperto gare e contratti, ingegneri, restauratori, storici dell’arte, contabili”. Tutti specialisti in attesa da anni di essere stabilizzati.

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