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La faccia buona del food delivery. È quella del protocollo firmato in Toscana da Regione, rappresentanti sindacali e dei consumatori e cinque aziende locali del settore per costruire una cornice che tuteli davvero i rider, inquadrandoli come lavoratori dipendenti e dotandoli di strumenti fondamentali per la sicurezza e la formazione. E, non ultimo, porti alla creazione di un marchio “etico” per le consegne a domicilio e di un albo delle imprese aderenti che si attengono, appunto, ai principi della sostenibilità e del rispetto dei diritti. A siglare l’accordo, oltre alla Regione, Cgil, Cisl e Uil, le aziende toscane Robin Food, Tadan, Sviluppo PG con la piattaforma e la rete Runner Pizza, La Consegna, Montegrappa, e il Comitato regionale consumatori utenti Crcu.
“Un anno fa, dopo aver ragionato con le categorie di riferimento, Nidil e Filt Cgil, abbiamo lanciato alla Regione la proposta di scrivere delle linee guida per i ciclofattorini, lavoratori invisibili e privi di diritti che in periodo di pandemia sono diventati essenziali", spiega Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana: "Persone pagate a cottimo, che rischiano la salute pedalando nel traffico con qualsiasi tempo, che piova o tiri vento, e che in molti casi sono stranieri e quindi devono anche affrontare problemi di integrazione. Nasce così un protocollo che, oltre a garantire i lavoratori, vuole anche dare ai cittadini la possibilità di scegliere una filiera etica e sostenibile che va contro lo sfruttamento”.
Le linee guida si fondano su due pilastri: da un lato vengono garantite le tutele contrattuali ai rider, sulla salute e la sicurezza, per la formazione e l’informazione; dall’altro si adottano diverse forme di valorizzazione della scelta fatta dalle imprese. Il primo passo è l’impegno delle aziende ad applicare la disciplina del lavoro subordinato ai propri lavoratori, con tutte le coperture assicurative e previdenziali previste dalla legge e dai contratti nazionali. Vengono poi stabiliti il divieto di discriminazioni e ranking reputazionale, assicurate modalità di assegnazione dei turni eque e trasparenti, il diritto all'elezione o designazione dei rappresentanti, la fornitura di dispositivi di sicurezza, la formazione.
Un paragrafo è riservato al contrasto dell'intermediazione illecita e a strumenti per favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Sono inoltre previsti una certificazione, l'iscrizione a un albo pubblico delle imprese "che operano nel pieno rispetto delle regole e nella totale legalità", e un marchio etico che renderà più riconoscibile agli occhi di consumatrici e consumatori quelle che assicureranno uno standard qualificato di diritti.
“Un altro aspetto qualificante dell’accordo è l’attenzione data ai lavoratori stranieri, che hanno problemi di integrazione legati anche alla conoscenza della lingua", prosegue Angelini: "La Regione si è presa carico di questo realizzando percorsi di integrazione ad hoc. Siamo in una terra di grande coesione sociale, stiamo provando ad alzare l’asticella dei diritti per questa categoria di lavoratori. È vero che le piattaforme che hanno adottato il protocollo sono piccole aziende locali, ma ciò non toglie che non possano successivamente farne parte anche le grandi multinazionali”.
Ad aderire all’accordo anche la neonata cooperativa fiorentina di rider Robin Food, che si propone come alternativa locale e sostenibile ai grandi colossi del delivery. I fondatori sono sette ragazzi (Duccio, Nadim, Simone, Alessandro, Luca, Salvatore e Mahmad), tutti “compagni” del Nidil, che hanno partecipato alle lotte portate avanti dal sindacato in Italia, poi decidendo di fare questo passo. “Un passo cui lavoravano da un anno, che dopo un precorso di formazione li ha portati ad aderire alla piattaforma internazionale CoopCycle", racconta Ilaria Lani, segretaria generale Nidil Cgil Firenze: "Venendo dal sindacato hanno subito stilato un protocollo di valori e deciso di farsi un contratto di lavoro di tipo subordinato. Di questa cooperativa noi andiamo molto fieri, sono giovani che vengono dalla nostra storia e rappresentano il primo caso di rider che dopo le battaglie sindacali sono diventati loro stessi protagonisti delle consegne”.
Nei mesi scorsi la cooperativa aveva lanciato una campagna di crowdfunding su Eppela, attraverso cui sono stati raccolti 6 mila euro, punto di partenza per l'avvio delle attività. Oggi puntano a coinvolgere il maggior numero possibile di ristoratori, invitandoli a diventare partner del progetto sostenibile e a contribuire a rendere più giusto ed etico il lavoro dei rider.