PHOTO
Si fa sempre più aspra la vertenza dei 10 mila addetti del Consorzio Manital, impiegati in appalti pubblici e privati multiservizi per committenze importanti in tutta Italia (ministeri, partecipate statali, ospedali, università e altri), da mesi senza retribuzione. Dopo la “fumata nera” all'incontro romano di lunedì 8 luglio, presso il ministero dello Sviluppo economico, la mobilitazione registra un’accelerazione. Per oggi (giovedì 11 luglio) è previsto lo sciopero dei lavoratori del Piemonte con manifestazione regionale a Ivrea (corteo alle ore 10, con partenza dalla sede Manitalidea, in via Giuseppe Di Vittorio, fino a piazza del Municipio). Per mercoledì 17, analoga mobilitazione nel Lazio.
“La crisi di Manitalidea e dell’intero Consorzio Manital sta interessando migliaia di lavoratrici e lavoratori in tutto il territorio nazionale. L’azienda piemontese, con sede a Ivrea, che in regione occupa non meno di 1.500 persone, da tempo non è in grado di garantire gli stipendi e sta mettendo in ginocchio le già precarie condizioni economiche di migliaia di famiglie”, spiegano in una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti, sottolineando che Manital “continua a non pagare gli stipendi e non dà garanzie sulla continuità e sulle scadenze di pagamento”.
I sindacati piemontesi puntano l’indice anche sulle committenze, ritenute “ugualmente responsabili”, da cui “non giungono interventi a sostegno di chi lavora e che tutti i giorni garantisce servizi e prestazioni”. Aziende private come Telecom, Equitalia e Loro Piana, enti pubblici come Inps, Inail e Guardia di finanza, enti locali come i Comuni di Asti e Biella, “non assumono alcuna decisione e continuano con questi comportamenti a danneggiare solamente chi lavora”. Per i sindacati, in conclusione, i primi a essere “difesi e tutelati devono essere i lavoratori, e le aziende non possono scaricare le loro responsabilità sui più deboli”.
Nell'incontro con il governo dell’8 luglio scorso, i sindacati hanno manifestato il forte dissenso sullo stato di una vertenza che si trascina ormai dal 2017, quando Manitalidea ha dichiarato “difficoltà di riallineamento economico, di fatto ritardando il pagamento delle retribuzioni anche a 90 giorni, retribuzioni già ai limiti della sostenibilità, in media di 650-700 euro al mese”. Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno rilevato che “le soluzioni proposte dalla direzione di Manital e dalle società consorziate nel corso dei mesi trascorsi, a livello territoriale e a livello nazionale, non sono state in grado di dare una soluzione positiva e definitiva alle mancate retribuzioni, segno di una crisi complessiva oramai conclamata e strutturale”.
Per i sindacati è urgente definire “un intervento sinergico, con la regia del ministero dello Sviluppo economico, che impegni anche le committenze a dare seguito a quanto previsto dalle leggi e dai contratti”. Filcams, Fisascat e Uiltucs, dunque, hanno sollecitato “l’attivazione immediata di un tavolo di crisi che definisca un intervento risolutivo e affronti i nodi connessi al pagamento dei salari, sebbene la committenza paghi regolarmente l’appalto di servizio alle società consorziate dove è occupato il 95 per cento della forza lavoro”. A chiusura del vertice, il dicastero ha annunciato la prossima convocazione del Consorzio Manital, cui dovrebbe seguire l’istituzione del tavolo anche con i sindacati, ma finora non sono state fissate date per gli incontri.