Trentamila lavoratori e lavoratrici distribuiti su tutto il territorio nazionale, garantiscono la fornitura elettrica alle famiglie, alle imprese, e anche a ospedali e presidi sanitari. Certo non potevano fermarsi quando tutti noi eravamo chiusi in casa per frenare il contagio del Coronavirus. Una parte di loro, impiegati e impiegate innanzitutto, hanno spostato la propria attività dalle sedi alle proprie abitazioni, ma certo per operai e tecnici – la gran parte dei dipendenti - questo non è stato possibile. L’attività sul campo però, proprio per rispondere alla necessità di ridurre il più possibile la diffusione del contagio, è stata notevolmente ridotta. Tutto ciò che era programmabile o procrastinabile è stato rinviato. Ed allora lavoro per tutti gli operativi non c’era, non ce ne sarebbe stato. Che fare? La cosa più semplice sarebbe stata quella di utilizzare la cassa integrazione Covid-19, magari a rotazione, questo come è ovvio avrebbe comportato una riduzione di salario proprio per chi, all’interno dell’azienda, percepisce i compensi più bassi.
Sindacati ed Enel hanno colorato di nuovo le parole solidarietà e responsabilità. “L’obiettivo dell’accordo siglato tra Enel, Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec era ed è quello di non far ricorso agli ammortizzatori sociali garantendo così a tutti i dipendenti lo stesso salario”. Ci spiega Ilvo Sorrentino, segretario nazionale della Filctem: “Un buon accordo che ha utilizzato, parzialmente modificandolo, uno strumento già sperimentato e previsto dal contratto collettivo nazionale per le ore di straordinario. È stata costituita una Banca delle ferie nella quale azienda, lavoratori e lavoratrici in smart working hanno versato giornate di ferie e operai e tecnici le hanno prelevate per coprire le giornate di fermo causa coronavirus”.
Insomma, una equa distribuzione degli oneri negativi causati dall’emergenza sanitaria. Enel ha versato alla banca 1 giornata di ferie per ciascun dipendente, lavoratori e lavoratrici hanno scelto quante giornate devolvere per aiutare i colleghi, i rappresentanti sindacali si sono “tassati” di più. Ed è giusto sottolineare che anche i dirigenti hanno partecipato a questa vera e propria maratona della solidarietà. L’emergenza sanitaria più grave è terminata, il confinamento si è allentato e, mentre impiegati e dirigenti continuano a lavorare da casa, nei giorni scorsi è stato siglato tra azienda e sindacati l’accordo sullo smart working, in “Banca” rimangono depositate ben 20 mila giornate di ferie non utilizzate, “contratteremo con l’azienda come utilizzarle”, conclude Ilvo Sorrentino.
Un buon accordo davvero anche secondo i lavoratori e le lavoratrici, almeno di quelli che abbiamo incontrato tra i viali della centrale Enel di via della Bufalotta a Roma. Che alle parole responsabilità e solidarietà associano anche paura e solitudine. Anzi, meno paura e meno solitudine.
Alfredo Pallante è un verificatore, uno di quelli che verifica – appunto - i guasti lungo la rete e fa intervenire le squadre addette alle riparazioni. Lui dalla Banca ha attinto giornate di ferie per coprire quelle che pur essendo reperibile lo hanno visto rimanere a casa inattivo. Ma quando era sul campo di preoccupazione per il timore del contagio ne ha provata tanta, ma il sentirsi parte di un grande gruppo di colleghi e colleghe che con la loro solidarietà gli hanno consentito di conservare l’intero salario, gli ha fatto provare un po’ meno paura. Federica Forte ha trascorso le settimane di confinamento piroettando tra 3 figli da accudire e il pc quasi sempre acceso per proseguire il suo lavoro. Fatica tanta, solitudine certo per l’assenza dell’incontro e del confronto con i compagni d’ufficio, ma meno di quanto si potesse prevedere. Insomma poteva davvero andare peggio.