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Nessun passo avanti, gli esuberi sono confermati. Nell’incontro che si è tenuto martedì 26 novembre Just Eat ha ripetuto quanto annunciato venerdì 8 novembre. La multinazionale anglo-danese della consegna di cibo a domicilio ha ribadito il licenziamento di circa 50 lavoratori attualmente impiegati nella sede di Milano. Da qui la decisione dei sindacati di proclamare un pacchetto di otto ore di sciopero.
Gli esuberi sono dovuti al drastico ridimensionamento del comparto di assistenza al cliente in Italia. I lavoratori che verrebbero espulsi sono 50: 40 addetti al customer service e una decina di figure tecniche. I licenziati rappresentano poco meno di un quarto della forza lavoro totale impiegata nella sede milanese (220 addetti), che è l’unica in Italia.
Sindacati: “L’azienda delocalizza in Albania”
“L’incontro non ha segnato sostanziali passi avanti, se non la conferma da parte della multinazionale di voler esternalizzare il customer service in Albania, così da ridurre il costo del lavoro e sfruttare norme più favorevoli all’azienda”, spiega la Filcams Cgil nazionale: “Una pratica censurabile e inaccettabile, l’ennesima riduzione di costi finalizzata ad aumentare i dividendi per gli azionisti, facendo pagare il conto alle lavoratrici e ai lavoratori”.
La Filcams ha obiezioni anche sulla correttezza della procedura: “Presenta alcuni elementi dubbi, come la non applicazione della norma anti-delocalizzazione, che concederebbe tempi più lunghi nella gestione di una crisi che riguarderà 50 famiglie in un periodo dell’anno particolare, un vero pacco di Natale”. Oltre a ciò, sono stati “superati senza problemi tutti gli obblighi di comunicazione preventiva ai sindacati e alle rappresentanze dei lavoratori presenti in azienda”.
Alla richiesta sindacale di ritirare i licenziamenti, così da “poter aprire un reale confronto senza la spada di Damocle dei tempi dettati dalla legge, la risposta è stata negativa. Per tali ragioni, le lavoratrici e i lavoratori riuniti in assemblea, assieme alle loro rappresentanze sindacali, hanno deciso di attivare uno stato di agitazione, oltre a un primo pacchetto di otto ore di sciopero, da realizzare nei prossimi giorni”.
La Filcams Cgil nazionale così conclude: “Non possiamo accettare che la vita di decine di lavoratrici e lavoratori rappresenti, per un’azienda che sbandiera i suoi valori di inclusione e attenzione, una mera voce di bilancio cancellabile senza remore o problemi. Noi andiamo avanti”.