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“Una multinazionale che pone ostacoli alle soluzioni, con lungaggini e cavilli per sfruttare il proprio potere a danno dei lavoratori, impedendo di trovare rapidamente le necessarie soluzioni e causando conseguentemente un danno all’intero territorio”. È netto il giudizio di Loris Scarpa (coordinatore nazionale siderurgia Fiom Cgil) e David Romagnani (Fiom Cgil Livorno), sulla Jsw di Piombino, in seguito della riunione di oggi (31 luglio) al ministero delle imprese sul tema dell’occupazione.
“La discussione sul personale – spiegano gli esponenti sindacali – non è decollata per un difetto di origine, ossia l’assenza della contrattualizzazione del subentro di Metinvest nelle aree demaniali ‒ la cui concessione Jsw è abbondantemente scaduta ‒ su cui dovranno sorgere i nuovi impianti della nuova acciaieria”.
Un tema che la Fiom aveva già posto il 3 luglio scorso, quale “condizione necessaria e imprescindibile per aprire una riflessione sugli organici. Una condizione che stando alle dichiarazioni delle due aziende, disgraziatamente, sembra essere ancora lontana e che speriamo si possa ricomporre negli incontri previsti nei prossimi giorni presso il Demanio, unico titolare dei beni territoriali”.
Il ministero ha aggiornato la riunione a data da destinarsi “per l’ennesima presentazione del piano industriale Jsw ancora ‘fumoso’ su forno elettrico e sulle pretese delle aree”.
Scarpa e Romagnani ritengono che “il dilatarsi pretestuoso dei tempi, che a nostro modo di vedere è imputabile soltanto a Jsw, di fatto pone nuovamente il tema delle coperture degli ammortizzatori sociali, di prossima scadenza, rispetto ai quali abbiamo chiesto pari dignità con gli altri stabilimenti siderurgici d’Italia dove si chiede un’integrazione alla cassa integrazione”.
I due esponenti sindacali così concludono: “Ci teniamo a ribadire anche che l’accordo di programma 2018, pagato a caro prezzo dai lavoratori delle acciaierie, prevede il mantenimento di tutta l’occupazione in testa a Jsw e non è sindacabile fintanto non saranno risolti atteggiamenti ‒ secondo noi ‒ ambigui e troppo tolleranti nei confronti della multinazionale indiana”.