“Siamo molto preoccupati rispetto al futuro dell’Italtel, azienda che rappresenta un pezzo di storia delle telecomunicazioni di questo Paese”. A dirlo sono Marco Giglio, Roberta Turi e Michele Paliani, coordinatori nazionali Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil di Italtel: “L’azienda è oggi in grande difficoltà, insieme ad altre imprese del settore, a causa della riduzione del volume delle commesse Tim rispetto al 2018 e al rallentamento delle attività che svolgono per Open Fiber, che hanno prodotto una drastica diminuzione del fatturato nel 2019”.
Martedì 23 giugno si è tenuto un vertice al ministero dello Sviluppo economico, un nuovo incontro è atteso nelle prossime settimane. All'ordine del giorno è la difficile situazione nella quale si è venuta a trovare Italtel, che ad aprile ha depositato al Tribunale di Milano domanda prenotativa (ai sensi dell’art. 161 sesto comma l legge fallimentare). Il Tribunale ha fissato in 120 giorni – a decorrere dall'11 maggio – il termine per la presentazione della domanda definitiva di concordato o per quella di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti. Intanto, l’azienda ha comunicato che nei giorni scorsi una società del gruppo finanziario Pillarstone ha acquistato la quota di debito di Italtel da Unicredit.
“Il Paese ha bisogno di una strategia pubblica per le telecomunicazioni che consenta di portare la banda ultralarga e connessioni veloci alla pubblica amministrazione, alle imprese e ai cittadini, ma che permetta, nel contempo, la tenuta occupazionale delle aziende cui vengono affidati i compiti di progettazione e costruzione delle reti, dei prodotti e dei servizi per le telecomunicazioni”, proseguono Giglio, Turi e Paliani: “È paradossale che mentre si parla della necessità di una rete di telecomunicazioni a larga banda, si debbano gestire continue ristrutturazioni nelle aziende che operano in questo comparto”.
L'Italtel è un'azienda strategica, le cui lavoratrici e lavoratori hanno competenze e know how che non devono essere dispersi. Per questo i sindacati chiedono al ministero “un forte intervento pubblico, anche attraverso la Cassa depositi e prestiti, per salvaguardare e rilanciare l'azienda nella sua integrità e scongiurare spezzatini che avrebbero ripercussioni estremamente negative sui lavoratori”. Per Fim, Fiom e Uilm, è necessario che “al più presto vengano fatti tutti i passaggi necessari per fare in modo che si vada nella direzione di un nuovo accordo di ristrutturazione del debito”.