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Slc Cgil ha indetto un pacchetto di 40 ore di sciopero dei dipendenti di Italiaonline, il primo stop è previsto per oggi (lunedì 31 gennaio). A motivare la protesta, la conferma da parte aziendale di voler procedere con la chiusura della sede di Roma e Napoli. Lo stop interessa le sedi di Roma e Napoli, ovviamente, ma anche quelle di Assago (Milano) e Torino.
“I dettagli relativi al progetto di riorganizzazione, che sarebbe alla base dell’iniziativa aziendale, si sono rivelati di nuovo ampiamente insufficienti, se non addirittura singolari”, spiega una nota sindacale: “Il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori di questa azienda, la direzione strategica rispetto al business e all’andamento dei prossimi anni, non possono essere affidati all’interpretazione di un’intervista rilasciata dall’amministratore delegato Roberto Giacchi a un quotidiano nazionale di cui ci viene consigliata la lettura”.
Per Slc Cgil siamo di fronte “a un’azienda che si mostra incapace di argomentare scelte che sconvolgeranno ancora una volta la vita di decine di famiglie, sostenendo di creare saving dalla formula di lavoro in smart working togliendo addirittura i buoni pasto”. Per il sindacato, l’unica via possibile è “quella del contrasto a una linea gestionale che è destinata ancora una volta a diversificare professionalità, inasprire ulteriormente i rapporti, generare un clima di diffidenza in tutta la popolazione aziendale e che, siamo sicuri, finirà solo per creare ulteriori danni all’azienda stessa”.
Si sta consumando, dunque, l'ennesimo “scempio sociale ed economico: le modalità e i fini restano quelli conosciuti, ancora una volta ai danni di un’impresa, a spese delle lavoratrici, dei lavoratori e dello Stato italiano. Questo sempre come conseguenza di una totale incapacità di far crescere un business come ci si aspetterebbe dalla gestione di un indiscusso leader di mercato”.
La Slc Cgil rileva che “in assenza di prodotti, di ricavi e d'investimenti su qualsiasi forma di crescita aziendale, questa sarà costretta unicamente a tagliare i costi del personale e a consegnarci uno scenario in cui nessuno potrà sentirsi più al sicuro. Resta il fatto che in un periodo così particolare per il Paese, con la possibilità di lavorare in smart working, l’azienda con la chiusura della sede di Roma preferisce spostare i lavoratori a grandi distanze, mistificando dei finti trasferimenti e operando quello che di fatto sono a tutti gli effetti dei licenziamenti”.
Tutto ciò viene confermato dal fatto, continua la Slc, che “la proposta ricevuta dalle organizzazioni sindacali riguardante visibili ristori certifica che l’azienda non è assolutamente interessata ad aiutare le lavoratrici e i lavoratori, qualora per assurdo si volesse valutare l’irresponsabile proposta aziendale”.