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Dopo un primo incontro, lo scorso 6 ottobre, nella mattinata di ieri, 10 novembre, presso il dipartimento Politiche di sviluppo, lavoro, formazione e ricerca della Regione Basilicata si è tenuto il tavolo istituzionale richiesto dalle segreterie territoriali Filctem, Femca e Uiltec, unitamente a Cgil, Cisl e Uil, utile a ricercare una soluzione ai 40 esuberi di personale lucano prospettati dalla società Italfluid Geoenergy s.r.l.
“Ricordiamo che gli esuberi sono determinati, almeno in parte, dall’improvvisa scelta della committente Eni di affidare una parte delle attività ad altra azienda, in un momento già di difficoltà e di temporanea - speriamo - carenza di attività - dichiarano i segretari generali Francesco Iannielli, Francesco Carella e Giuseppe Martino -. Come segreterie territoriali, abbiamo già espresso tutta la nostra preoccupazione per la situazione di pericoloso degrado che si sta registrando in un contesto, quello delle estrazioni petrolifere in Basilicata, che dovrebbe essere governato da regole di buon senso, correttezza e affidabilità. Invece, a distanza di pochi mesi dalla firma del nuovo patto di sito Eni Val D’Agri, ci tocca registrare il mancato rispetto di quelle regole e la mancata tenuta di quel patto sociale condiviso in quell’accordo".
"Le soluzioni proposte oggi da Eni, a distanza di 35 giorni dal primo incontro – continuano i dirigenti sindacali -, oltre ad essere a nostro avviso totalmente insufficienti, denotano una pericolosa deriva del dialogo che dovrebbe essere orientato alle istanze di un territorio che chiede, a fronte del disagio inevitabile legato alla presenza di quel complesso industriale, semplicemente prospettive di sviluppo e occupazione. Ringraziamo i rappresentanti delle istituzioni presenti al tavolo per aver condiviso le istanze e i ragionamenti del sindacato e dei tanti lavoratori presenti in presidio nei pressi del palazzo regionale, ma a nulla è servito".
"Riteniamo inaccettabile l’atteggiamento arrogante nei contenuti e non nei modi di Eni che ha avuto l’ardire di proporre quale soluzione ai 40 esuberi, la 'probabile' ricollocazione di una parte di quei lavoratori (al massimo 27 potrebbero essere ricollocati e non un numero esattamente definito) e senza garanzie sulla conservazione dei trattamenti attualmente praticati da Italfluid. Si tratta di una proposta irricevibile. A questo punto, nel ritenere inevitabile e non più procrastinabile un deciso cambio di passo da parte di Eni sulla gestione delle problematiche socio-occupazionali che interessano un business importante e altamente remunerativo (vedi quotazione attuale del prezzo del barile estratto), ci adopereremo nei prossimi giorni per costruire una mobilitazione che coinvolga tutte le categorie e i lavoratori interessati dalle tante vertenze in atto”, concludono i sindacalisti.