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Era stato reintegrato in azienda, come da sentenza giudiziaria, il lavoratore che un anno e mezzo fa era stato licenziato dall’Italcuscinetti di Rubiera dopo aver fruito dei permessi della legge 104 per assistere un familiare gravemente ammalato, poi venuto a mancare, ma utilizzati secondo la direzione aziendale in modo non congruo.
Una vicenda che aveva visto la reintegra del lavoratore sul posto di lavoro e la condanna in primo grado dell’Azienda, confermata poi anche nel secondo grado di giudizio, e che si riapre ora inaspettatamente con la notifica dell’Italicuscinetti, datata 1 giugno, di ricorso in Cassazione.
“Ci pare evidente che l’azienda abbia deciso di dichiarare guerra al dipendente che, guarda caso, è anche l’unico rappresentante sindacale presente in azienda – spiega Luca Chierici, segretario della Filcams Cgil di Reggio Emilia che ha assistito il lavoratore - .Inoltre, la decisione aziendale è arrivata dopo che si è ripreso a fare assemblee sindacali in azienda. Ora ci chiediamo se sia un modo serio di fare impresa quello di un’azienda che spende decine di migliaia di euro, tra spese legali e risarcimenti, per “eliminare” un lavoratore che ha utilizzato quattro giornate di permesso 104. A noi sembra un accanimento ingiustificato e un modo per ribadire che chi lavora non può permettersi di esercitare i propri diritti, ma deve semplicemente chinare la testa e sgobbare”.
La Filcams, ferma nel sostegno del lavoratore coinvolto fin dall’inizio di questa brutta vicenda, ribadisce l’importanza di mantenere saldi i principi che suddividono in diritti e doveri il nostro essere cittadini e lavoratori, perché non si crei un nuovo precedente capace di minare uno tra i diritti che afferiscono a quella sfera di fragilità che la legge 104 disciplina e che permette di poter assistere un familiare affetto da gravi patologie. Allo stesso modo perché non si mini il diritto di esercitare le libertà sindacali scegliendo di fare il rappresentante sindacale sul luogo di lavoro.