PHOTO
Questa mattina (27 febbraio) è stata occupata la presidenza dell'Istat. L’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dell’istituto spiega che "attraverso tale gesto, della cui serietà sono ben cosci, lavoratrici e lavoratori hanno affermato la propria determinazione nel far cessare lo stillicidio di decisioni dell’amministrazione unilaterali, arbitrarie e punitive nei confronti del personale, prive di fondamento logico e spesso anche giuridico (obblighi di contrattazione violati). Il ritiro della recente delibera che ingessa il lavoro agile è condizione preliminare per il ritorno ad una dialettica normale in Istituto".
La lista dei provvedimenti, si legge in una nota, "privi di costrutto dei vertici dell’Istituto è lunghissima, e la questione del lavoro agile costituisce solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso: dalle manovre in corso per garantire a Blangiardo un rinnovo del mandato (questa volta a pagamento, benintesi!) all’esternalizzazione dell’Informatica; dallo stato di sofferenza dell’istituto per carenza di personale alla moltiplicazione delle posizioni dirigenziali prive di personale operativo; dalle indennità accessorie più basse di tutto il comparto al mancato pagamento degli arretrati salariali di un contratto nato già scaduto; dalla cronica assenza di prospettive di carriera adeguate per la gran parte dei dipendenti all’assenza di servizi di ristoro all’interno delle sedi; dall’annullamento (da oggi a domani, senza preavviso alcuno) del telelavoro alla penalizzazione dei genitori di bambini piccoli (alla faccia del dare una mano alla natalità)".
L’assemblea si è riconvocata per domani alle ore 10:00 presso il quarto piano della sede della Contabilità Nazionale – via Depretis 74b – per "proseguire la lotta con azioni altrettanto pacifiche e incisive di quella odierna. L’appello dell’assemblea e delle organizzazioni sindacali tutte a lavoratrici e lavoratori è ad essere presenti domani, per far capire a questa nostra dirigenza aliena e arrogante che chi lavora merita rispetto, e l’Italia è ancora una Repubblica, democratica, fondata sul lavoro".