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“Metto il primo paio di calzari, poi la tuta, gli altri calzari, tre paia di guanti, la cuffietta, la mascherina ffp3, alzo il cappuccio e calo la visiera”. Con tutte queste cose accuratamente sistemate addosso Maria fa il suo ingresso in uno dei due reparti di rianimazione della Casa Sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo - l’ospedale di Padre Pio – che da ottobre è diventata reparto Covid, come già accaduto a marzo.
“Ti devi coprire bene e stare molto attenta – spiega – perché altrimenti ti inquini”. I movimenti sono faticosi e i lavoratori, che devono pulire e sanificare, sudano tantissimo. “In televisione, su giornali e social fanno sempre vedere i volti segnati di medici e infermieri, ma anche i nostri sono così alla fine del turno. Noi addetti delle pulizie siamo sottovalutati, siamo quelli che lavorano nell’ombra, invisibili è la parola giusta. Si accorgono di noi solo se un giorno incrociamo le braccia e non facciamo niente”. Così commenta Maria alla vigilia dello sciopero nazionale del settore multiservizi, pulizie e servizi integrati, che arriva dopo un periodo di mobilitazione in tutto il Paese, culminato nella manifestazione romana del 21 ottobre.
“Quando entriamo nel reparto troviamo il caos, perché anche gli infermieri sono impacciati e rallentati nei movimenti con tute, caschi e tre paia di guanti. Loro sono fondamentali nell’assistenza ai malati, ma noi agevoliamo il loro lavoro, tenendo tutto pulito, sanificato e in ordine”. Con lo sciopero del 13 novembre si torna a chiedere il rinnovo di un contratto nazionale scaduto da più di sette anni: Maria e i suoi colleghi parteciperanno garantendo comunque l’importante servizio richiesto.
“Speriamo che finalmente sia il momento giusto. Come noi ci mettiamo l’impegno e ci alziamo la mattina per fare il nostro dovere ci auguriamo che anche la parte datoriale possa impegnarsi a rinnovare il contratto” dice Domenico, che come Maria fa questo lavoro da più di 20 anni, passando da una ditta appaltatrice all’altra. “Non dimentichiamo che 600.000 persone aspettano questo rinnovo da anni”.
Domenico ci tiene anche a ricordare che la maggior parte dei contratti dei lavoratori del comparto sono part-time e non superano le 24 ore settimanali, per un salario mensile tra i 700 e gli 800 euro. “Facciamo il nostro lavoro, lo facciamo con coscienza – aggiunge Maria – vogliamo solo quello che ci spetta”. Un aggiornamento della tariffa oraria, ma anche un’indennità malattie infettive. Perché i rischi ci sono.
Quando escono dall’area Covid, prima di passare a un altro reparto, i lavoratori si tolgono con attenzione tutti i dispositivi e li depositano con i materiali infetti, indossano la divisa e la mascherina ffp2, per continuare a pulire gli altri ambienti della struttura. E a casa? “Mi sono isolata, con mio marito, non vediamo nessuno, non frequentiamo nessuno, per timore di trasmettere il virus”.