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Dopo oltre 14 ore continuative di trattativa è stato siglato nella notte a Roma, presso la sede del ministero del Lavoro, il verbale di accordo sulla cassa integrazione straordinaria di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria (ex Ilva) che interesserà 4.050 lavoratori (3.500 su Taranto e 450 sugli altri siti), accompagnando la ristrutturazione del gruppo siderurgico.
L’accordo sulla cassa integrazione
L’intesa prevede il riconoscimento dell’integrazione salariale pari al 70% della retribuzione globale annua lorda, oltre ai relativi ratei di tredicesima e premio di produzione. Previsto un welfare aziendale (“un'erogazione a titolo di una tantum”) fino al 3% dello stipendio lordo proporzionale al raggiungimento dei tre milioni di tonnellate della produzione.
Stabilito anche il riconoscimento delle integrazioni retributive retroattive a marzo 2024. Previsto, infine, l’utilizzo (mai applicato finora in Acciaierie d’Italia) di “strumenti di conciliazione dei tempi di vita e lavoro tramite il cosiddetto lavoro agile su base volontaria e modalità di flessibilità oraria, da definire a livello di singolo stabilimento”.
Il trattamento di integrazione salariale “verrà richiesto dalla data della declaratoria di insolvenza per 12 mesi”. Quest'ultima è avvenuta da parte del Tribunale di Milano nel marzo 2024. Acciaierie d’Italia dichiara che “alla conclusione di tale periodo potrà fare ricorso a un ulteriore periodo di ammortizzatore sociale per altri 12 mesi, al fine di portare a compimento il programma di ripartenza”.
Va ricordato che la cassa è stata ridotta nei numeri: doveva essere per 5.200 dipendenti (su 10 mila complessivi), di cui 4.400 a Taranto. Passi avanti c'erano stati già mercoledì 24 luglio a Palazzo Chigi, nel vertice governo-sindacati, e poi nella giornata di ieri (giovedì 25), quando la trattativa è cominciata al ministero del Lavoro. Si è infatti progressivamente passati da 5.200 a 4.700, poi a 4.200, in serata a 4.100, infine a 4.050 lavoratori totali.
La sospensione del personale “non direttamente impegnato in produzione interverrà per quelle funzioni la cui attività risulterà non esigibile per effetto dei volumi dell'attività produttiva". Inoltre, l'intesa al ministero prevede che “non saranno interessati dalle sospensioni in cigs i dipendenti addetti alle attività di manutenzione e alla sorveglianza delle attività connesse alla sicurezza e all'ambiente, quando direttamente impegnati in specifici programmi di manutenzione, sorveglianza e alle attività legate al piano di ripartenza”.
Le sospensioni riguarderanno “le posizioni lavorative, dirette e/o indirette, rese non necessarie dalle riduzioni/sospensioni di attività produttiva che si verificheranno a seguito di fermate impiantistiche e/o riduzione di turni di marcia, tanto anche con riferimento delle strutture operative a valle di quelle direttamente interessate”.
Per distribuire “in modo equo” la cassa straordinaria, Acciaierie d’Italia “attuerà le sospensioni applicando il criterio della rotazione, fatte salve specifiche esigenze tecnico-produttive e/o di sicurezza”. L'attuazione della rotazione verrà monitorata dalle parti.
Il commento Fiom Cgil
“Nell’accordo prevediamo che, con il percorso di ripartenza, siano garantiti tutta l’occupazione e la continuità salariale, con un’integrazione dignitosa per le persone che per vivere devono lavorare”, spiega Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia Fiom-Cgil.
“Nell’intesa – prosegue l’esponente sindacale – c’è un piano di ripartenza che i commissari straordinari dovranno mettere in pratica, c'è la tutela occupazionale perché non sono previsti esuberi e, soprattutto, alla fine di questo percorso ci sarà la possibilità per tutti di rientrare al lavoro”.
Il coordinatore nazionale siderurgia così conclude: “Con questo accordo vogliamo riconsegnare dignità e speranza ai lavoratori. È un risultato importante, ora ognuno faccia la propria parte nell’applicazione dell’accordo in tutti i suoi aspetti”.
Le altre misure
Tornando alle misure in favore dei lavoratori, Acciaierie d’Italia “attiverà percorsi formativi e di riqualificazione professionale anche attraverso l'utilizzo di Fondimpresa per almeno otto ore in presenza, che vedranno coinvolti i lavoratori sospesi a zero ore per almeno, di norma, quattro settimane continuative”.
Acciaierie d’Italia, inoltre, attiverà “percorsi formativi di riqualificazione professionale, che verranno effettuati in presenza, per tutte le categorie di dipendenti interessati dalla cigs al fine di renderli fungibili con altre figure professionali e fornire nuovi strumenti specifici per incrementare il bagaglio di conoscenze nelle specifiche aree di intervento (tra le quali, alfabetizzazione informatica, processo produttivo forni elettrici e domiciliazione digitale)”.
La ripartenza
"A sostegno delle attività previste dal piano di ripartenza – si legge nel testo – sono state allocate risorse finanziarie provenienti dal prestito ponte da 320 milioni di euro assegnato dalla Commissione Europea e 300 milioni di euro provenienti dal patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria”. C'è un totale, quindi, di 620 milioni di euro per il riavvio del siderurgico di Taranto.
Il piano poggia, tra l'altro, sulla “individuazione delle condizioni di esercizio degli impianti in normalità o gestione ordinata (sicurezza, ambiente, qualità, costi) e progressivo riavvio degli impianti produttivi fermi”.
Con l'entrata in marcia dell'altoforno 1 tra ottobre e novembre, la produzione del 2024 di Acciaierie d’Italia si assesterà a 1,9-2,2 milioni di tonnellate. “Questa condizione – è scritto nell’intesa – comporterà il raddoppio della produzione di acciaio e conseguentemente I’aumento della disponibilità di acciaio da verticalizzare. Ciò consentirà, coerentemente con i nuovi volumi prodotti, il progressivo riavvio di tutti gli impianti dei siti del gruppo”.
Nel prossimo anno è prevista una produzione di 4,5-5 milioni di tonnellate con la rimessa in marcia dell'altoforno 2 tra gennaio e febbraio. La ripartenza dei due altiforni vedrà una preliminare fase di accensione di circa un mese (ottobre 2024 per l'altoforno 1, gennaio 2025 per il 2). Dal mese successivo (novembre 2024 per l'altoforno 1, febbraio 2025 per il 2), i due altiforni saranno in produzione per poi rifermarsi per ulteriori lavori di manutenzione e di messa a punto.
Nel 2026 l'andamento produttivo migliorerà: già dall'inizio del 2026 gli altiforni 1 e 4 saranno stabili e, a essi, da aprile 2026 si aggiungerà anche l'altoforno 2. Dalla primavera 2026, quindi, l'ex Ilva di Taranto riavrà tutti i suoi tre altiforni (1, 2 e 4) in attività.