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I posti in gioco sono un centinaio, e per più della metà di loro il destino è già segnato. La Agco, multinazionale statunitense e terzo produttore mondiale di trattori e macchine agricole, ha annunciato la cessazione dei rapporti di lavoro con circa 60 addetti in somministrazione e con contratti a termine dello stabilimento di Breganze (Vicenza). Vibrante la replica dei sindacati, che hanno organizzato per mercoledì 17 aprile uno sciopero con presidio.
La situazione dell’azienda
“Stiamo affrontando una fase particolare di difficoltà del mercato delle macchine agricole, nel 2024 a livello mondiale è previsto un calo di circa il 20%”. A dirlo è Gianfranco Penta, direttore Risorse umane di Agco, precisando che “abbiamo dovuto rivedere i nostri piani industriali e produttivi, di conseguenza in questo momento dobbiamo attuare delle riduzioni di organico. Ci stiamo concentrando sul personale in somministrazione e con contratti a termine, parliamo di circa una sessantina di unità”.
Nel quarto trimestre 2023 la multinazionale (terzo gruppo al mondo nella produzione di trattori e macchine agricole) ha riportato un fatturato netto di 3,8 miliardi di dollari, in calo del 2,5% rispetto al quarto trimestre 2022. Le vendite nette per il 2023 sono comunque aumentate, raggiungendo i 14,4 miliardi di dollari, che rappresentano un incremento del 13,9% rispetto al 2022.
Circoscrivendo il bilancio alla regione Europa e Medio Oriente (Emea), le vendite nette sono aumentate del 17,3% per il 2023 rispetto al 2022 grazie proprio alla buona crescita nei principali mercati europei, determinata sia dall’aumento dei prezzi sia dalla crescita delle vendite di trattori di fascia media e di potenza elevata, nonché di pezzi di ricambio.
La posizione dei sindacati
“Siamo dovuti arrivare alla mobilitazione perché dopo diversi incontri con l'azienda, iniziati al 20 di marzo, Agco comincia a lasciare a casa le persone che loro intendono come interinali”, spiega Morgan Prebianca, segretario generale Fiom Cgil Vicenza: “Per noi, invece, sono persone che lavorano qui dentro, persone che lavorano anche da 30 mesi accanto agli altri colleghi”.
L’esponente sindacale evidenzia di “aver chiesto alla società di aprire la cassa integrazione per mantenere l'occupazione, ma ci è stato risposto che non ne ha la disponibilità. La Agco non sa gestire la crisi, non sa che pesci pigliare, non ha un piano industriale. Noi siamo molto preoccupati per il futuro di quest’azienda”.
“È un'operazione che va gestita col tempo e condivisa con noi”, commenta Davide Passuello, segretario generale Fim Cisl Vicenza: “Al tavolo noi abbiamo portato proposte, come la riduzione dell'orario di lavoro, l'integrazione del salario in caso di cassa integrazione, oppure di spostare in avanti la cessazione dei rapporti di lavoro, ma l’azienda ha risposto di no”.
Per il segretario Fim “la situazione è drammatica. Se l'azienda non ci convoca per trovare assieme soluzioni alternative, la protesta continuerà. Noi chiediamo di andare avanti con tutti gli attuali lavoratori, senza fare distinzioni tra assunti a tempo determinato e indeterminato”.