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Dopo gli sconti premio, arriva il "pacco" di Natale. Lo ha annunciato ieri (19 ottobre) il ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, nell'incontro con i sindacati per illustrare le novità in legge di bilancio per il rinnovo del Ccnl 2022-2024. Entro le festività, dunque, agli insegnanti (e ai dipendenti pubblici in generale) arriverà un emolumento di 1.000 euro medi. Si tratta, in sostanza, di un incremento dell’indennità di vacanza contrattuale. Un'anticipazione degli aumenti spettanti per il contratto 2022-24 che, come è noto, non è stato ancora rinnovato.
Con un decreto verranno stanziati subito i 2 miliardi necessari per il "regalo" che, con gli altri 3 previsti per la legge di bilancio, porteranno la cifra disponibile a 5 miliardi, cifra che, come è noto, i sindacati giudicano del tutto insoddisfacente per garantire alle lavoratrici e ai lavoratori una retribuzione adeguata a un tenore di vita dignitoso. Continua, insomma, il populismo delle erogazioni insufficienti ma fatte passare come chissà quali riconoscimenti per il lavoro svolto.
La Flc Cgil ha fatto le pulci a questo provvedimento, iniziando dal metodo: "Non possiamo non rilevare – si legge in una nota – che la metà delle risorse a disposizione per il rinnovo viene di fatto erogata con un atto unilaterale, dando così un ulteriore colpo alla contrattazione. Un andazzo inaccettabile e da superare una volta per tutte".
Ma è anche utile fare un po' di conti. Innanzitutto l’erogazione entro dicembre di 1.000 euro medi riguarda solo il personale di ruolo, mentre per i lavoratori precari (200.000 solo nella scuola), non è previsto l’anticipo. In più, la cifra di 1.000 euro rappresenta una quota minimale rispetto ai 4.000 euro persi nel 2022 e 2023 a causa dell’inflazione.
Inoltre, commenta la Flc Cgil "lo stanziamento complessivo di 5 miliardi di euro per il triennio contrattuale 2022-2024 è del tutto insufficiente a coprire la forte perdita del potere d’acquisto degli stipendi cumulata nel medesimo periodo. Infatti a fronte di un’inflazione pari al 18% in tre anni, gli stanziamenti annunciati consentono di recuperare appena il 6%, ovvero 2.000 euro rispetto ai 6.000 spettanti". Infine, l’Università e la Ricerca, rischiano di ricevere l’anticipo a meta del 2024.
Insomma, non si tratta di un riconoscimento né di una valorizzazione del personale ma, attacca la Flc Cgil, "di un vero e proprio 'pacco' natalizio con cui il governo fa cassa – si pensi al fatto che gli anticipi saranno tassati ad aliquota massima – a scapito dei lavoratori dell’istruzione, aumentando le diseguaglianze sociali e i divari economici, impoverendo una categoria a cui, solo a parole, si attribuisce un’importanza fondamentale per la formazione delle nuove generazioni e il futuro del Paese".
Ciliegina sulla torta, il ministro nel medesimo incontro ha annunciato la costituzione di un osservatorio sul lavoro pubblico e ha parlato – ormai sembra obbligatorio – di merito.
"Ma – si chiede il sindacato della conoscenza della Cgil – cosa c’è da osservare? Da osservare quali sono i danni che l’inerzia del governo sta provocando? In quale stato di coma il governo sta conducendo il lavoro pubblico con definanziamento, mancate assunzioni e scientifica erosione dello stipendio, dal momento che un’inflazione da profitti si scarica solo sul lavoro dipendente e nulla si chiede a chi quei profitti ha accumulato?"
Quanto al merito, conclude il sindacato, "non sarebbe più onesto 'osservare' una volta tanto il merito dell’azione governativa foriera di depressione salariale e sociale? Come Flc Cgil non possiamo condividere tutto ciò e promuoveremo una mobilitazione generale al fine di modificare questi provvedimenti che mortificano e colpiscono pesantemente tutti i lavoratori dell’istruzione".