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Arriva di nuovo a un punto di rottura la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dell'industria turistica. Dopo due anni di confronto, con una prima interruzione del tavolo lo scorso novembre alla quale ha fatto seguito lo sciopero del 22 dicembre, il confronto tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federturismo e Aica Confindustria era ripreso a maggio. È quanto si apprende da una nota sindacale.
"Nonostante siano trascorsi quasi sei anni dalla scadenza del contratto – spiegano le sigle – e le parti sindacali abbiano sollecitato, a più riprese, una conclusione rapida dell'accordo, anche nel corso dell'ultimo incontro, del 23 luglio, non è stato possibile entrare nel merito delle proposte avanzate da parte sindacale”.
Le tre organizzazioni hanno richiesto a più riprese di discutere di incremento salariale, di interventi migliorativi della parte normativa in merito a contrasto a violenza e molestie nei luoghi di lavoro, congedi per le donne vittime di violenza, genitorialità e bilateralità.
Da parte datoriale venivano, invece, avanzate modifiche peggiorative su istituti fondamentali, quali tempo determinato, apprendistato, flessibilità dell'orario di lavoro, richiedendo altresì di introdurre la reperibilità per le lavoratrici e i lavoratori del comparto.
“Non solo, quindi, un mancato avanzamento del confronto – a loro avviso -, ma un sensibile passo indietro che vorrebbe mettere in discussione diritti già acquisiti. Una posizione sconsiderata da parte datoriale che non mostra rispetto nei confronti degli oltre 200mila lavoratrici e lavoratori impiegati in una compagine di rilievo del settore turistico - grandi catene alberghiere, tour operator, agenzie di viaggio, ristorazione commerciale e collettiva - che non vedono ancora a cui viene, ancor oggi, negato il diritto al rinnovo del contratto nazionale”.
Una posizione che “appare ancora meno accettabile” nel pieno svolgimento di una stagione turistica che, come evidenziano i dati diffusi dalla stessa Confindustria, mostra valori di crescita straordinari che superano le attese, che attestano l'industria turistica al 10% del Pil nazionale.
Uno scenario che appare in pieno contrasto con la lamentata carenza di personale, “palesemente legata, alla scarsa attrattività esercitata dalle attuali retribuzioni e dalle condizioni di lavoro che indeboliscono il settore, ostaggio di un contratto scaduto da sei anni”.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, dunque, valutata unitariamente l’insussistenza delle condizioni per la prosecuzione di un confronto proficuo per la definizione del rinnovo contrattuale, in queste ore stanno valutando tutte le azioni da mettere in campo, a partire dalla mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti delle aziende associate ad Aica e Federturismo Confindustria.