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Un bel modo di rendere questo 25 aprile indimenticabile lo ha trovato la Cgil, scegliendo la data simbolo in cui si celebra la Festa della Liberazione dai nazifascisti per dare il via alla raccolta firme per i quattro quesiti referendari che puntano a cambiare il mondo del lavoro.
E Liberazione sia. Perché se passassero, questi referendum cancellerebbero il Jobs Act e tutte le storture che ha introdotto nel mondo del lavoro degli ultimi dieci anni. Precarietà, ricattabilità, mancanza di tutele. Quando la Cgil si batte per la sicurezza sul lavoro bisognerebbe tenere a mente che la gran parte delle morti e degli infortuni colpiscono gli addetti degli appalti, precari, ricattabili, senza adeguata formazione, soggetti a ritmi a volte insostenibili. Eccola la risposta politica, la declinazione concreta di quella parola, ‘inaccettabile’, che spesso è l’unica cosa che resta da dire di fronte alle stragi sul lavoro.
E allora, se resta veramente poco da dire, c’è bisogno di farla, qualcosa. E questi referendum sono proprio l’atto concreto che dà profondità agli scioperi e alle manifestazioni della lunga mobilitazione in corso e li rende concreti.
Concreti quanto le file che oggi si sono registrate in tutte le piazze del Paese. Prima, durante e dopo i cortei e le celebrazioni del 79esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Per dire ‘Basta’, non solo con le parole, ma anche con i fatti. In questo caso con una semplice firma, anzi quattro. Quattro gesti veloci, che si potranno fare anche più rapidamente online, per restituire dignità al lavoro e diritti ai lavoratori.
Non ci ha pensato, per anni, la politica. Ci ha pensato la Cgil, tutti noi, tutti quelli che per vivere han bisogno di lavorare. Lavorare bene, con tutte le tutele, i diritti e le garanzie che pretenderebbe l’Articolo 1 della nostra Costituzione, quando fa del Lavoro il fondamento stesso della nostra Repubblica.