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Andrea Gianfagna era nato a Campobasso nel 1926. Impiegato in un pastificio iniziò giovanissimo la sua militanza sindacale e politica nelle file del partito socialista italiano; nel 1964 passa al Psiup e al termine di quella esperienza entra nel Partito Comunista Italiano. Già nel 1946 operava in una cooperativa di consumo promossa dal Comitato di Liberazione, da lì passò a lavorare presso la segreteria della Camera del Lavoro di Campobasso, dal 1954 con il ruolo di segretario generale, dove rimase fino al 1960. Un rapporto indissolubile quello con la sua terra, alla quale è rimasto sempre fortemente legato.
Fu successivamente chiamato a Roma nella segreteria nazionale della Filziat, il sindacato degli alimentaristi e nel 1964 ne divenne segretario aggiunto e successivamente, nel 1969, segretario generale. Dalla Filziat, dove lavorò con Nella Marcellino che aveva il ruolo di vicesegretario, passò alla Federbraccianti nel 1980 guidando, come segretario generale, l’organizzazione nel percorso di unificazione con la Filziat che portò alla nascita della Flai.
Portata a termine la delicata unificazione lasciò la segreteria generale nel 1986 per continuare la sua azione sindacale nella Cgil nazionale seguendo il settore agroalimentare e i rapporti con la cooperazione. Entrò come capogruppo della delegazione Cgil nel Cnel e nel 2005 iniziò una lunga e intensa collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio.
Uomo straordinario, caratterizzato da solidissimi principi morali e da rigore e serietà sul lavoro. Viveva la politica e il sindacato, di cui era vera memoria storica avendo conosciuto tutti i dirigenti della Cgil a partire da Giuseppe Di Vittorio, con intensità e passione non prive di radicalità tanto da essere attenzionato all’interno del famigerato "Piano Solo" come uno dei dirigenti politici da arrestare nel caso di golpe.
Intransigente, appassionato, rigoroso sul lavoro, nel privato era una persona di rara eleganza e umorismo. Capace di grande generosità e altruismo, sempre disponibile e pronto a fornire l’aiuto delle sue competenze e della sua umanità, con una grande capacità di comunicare con i giovani. Era soprattutto un uomo dotato di una straordinaria empatia, e anche questo lo aveva reso un dirigente sindacale amatissimo e molto stimato, un collega di lavoro e un amico che piangiamo con grande commozione.