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La politica economica italiana non funziona, l'Italia non riparte, il lavoro continua a essere penalizzato. Per questo, a partire dalla manifestazione romana del 9 febbraio, fino ad arrivare a fine giugno, Cgil, Cisl e Uil hanno messo in campo una fitta mobilitazione unitaria per chiedere con forza che i lavoratori vengano finalmente ascoltati dal governo, a partire dalla piattaforma programmatica presentata dai sindacati. “Tra questi eventi, quello del 25 aprile è stato certamente un momento molto significativo, perché di fronte alle dichiarazioni irresponsabili del ministro degli Interni la risposta dei cittadini italiani è stata decisa. Milano e tantissime altre piazze si sono affollate di persone di tutte le culture, etnie e orientamenti politici, per dire che i valori della Resistenza e dell'antifascismo restano i cardini della nascita e della crescita della democrazia italiana”. A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1, è stato Nino Baseotto, segretario organizzativo della Cgil nazionale.
Pensando all’odio crescente che si registra giorno dopo giorno in Italia, per Baseotto, c’è una “responsabilità enorme dell'attuale governo e dell'attuale maggioranza”, perché “hanno fatto carta straccia della memoria, e questo è il risultato”. Negare fatti storici, “come il fascismo, il nazismo e di conseguenza la Lotta di liberazione, i partigiani, la Resistenza, l'antifascismo”, diventa infatti un modo per “sdoganare la peggiore feccia che alligna in poche ma pericolosissime bande di persone”. Il nostro Paese, in realtà, “avrebbe tutti gli strumenti per dichiarare fuorilegge queste bande neofasciste e neonaziste”. Se non lo si fa è “perché c'è una precisa volontà politica di rimozione della storia e della memoria e di affermazione di una cultura tendenzialmente autoritaria e antidemocratica”.
Anche per questo, Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha firmato l'appello lanciato dalle pagine del quotidiano La Repubblica da Liliana Segre e da Camilleri affinché la storia torni a essere un bene comune. “È la ragione – spiega ancora Baseotto – per cui la Cgil non si fermerà alla semplice firma dell’appello, ma cercherà, con iniziative appropriate, di ravvivare e rilanciare un proficuo rapporto tra il movimento dei lavoratori e il mondo della cultura, dell'università e dello spettacolo. Perché nessuno basta a se stesso”. Per il sindacato, infatti, “bisogna unire le forze e creare un fronte più vasto, per rimettere al centro la memoria, la storia e soprattutto una cultura democratica e antifascista che è il grano salis attraverso il quale è nata la nostra Costituzione ed è cresciuta la nostra democrazia”.
Ma la mobilitazione dei sindacati non si ferma qui: “Il 1° giugno in piazza ci saranno i pensionati, l'8 giugno i lavoratori del pubblico impiego, il 14 ci sarà lo sciopero generale dei metalmeccanici e il 22 tutti a Reggio Calabria, perché l'Italia è una e se non riparte il Mezzogiorno non riparte il Paese”. Un calendario intenso, perché – conclude Baseotto – “noi non ci fermiamo, e lo facciamo attraverso un coro molto bene intonato delle nostre categorie, che ci porteranno alla manifestazione sui temi del Mezzogiorno. Un’iniziativa realmente nazionale, per rivendicare che finalmente il tema del Sud torni ad essere una priorità nell'agenda politica del Paese”.