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Oggi a Roma si compie un’altra tappa della mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil contro le morti sul lavoro. Le confederazioni manifestano in Piazza Montecitorio per chiedere l’apertura di una vertenza nazionale e di una discussione nel Paese, così da arrivare a “un accordo con il governo, le parti datoriali, istituzioni ed enti preposti alla tutela della sicurezza”, come ha spiegato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, nei giorni scorsi. Una sorta di Statuto per la sicurezza. Nel corso del presidio, trasmesso in diretta su Collettiva, sono previsti gli interventi di molti delegati e dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
L’appuntamento romano corona una mobilitazione che dura da settimane, e che ha visto i sindacati presidiare i territori (le città, le regioni, le province) in decine di iniziative. È stato un maggio difficile, un maggio da allarme per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Un allarme scattato, non episodicamente e con drammatico simbolismo, all’indomani del Primo maggio, con la morte di Luana D’Orazio, la giovane operaia tessile di Prato. E che poi è proseguito, è aumentato, è esploso in un elenco intollerabile di infortuni e morti che hanno trovato altri picchi nelle tragedie di Gubbio, di Mottarone, di Salerno.
Affiora la percezione che parte del Paese stia uscendo dal Covid, stia ripartendo, senza freni, dimenticando le più elementari norme di tutela del lavoro e della vita. Da qui la decisione, si può dire il dovere, di alzare la voce da parte di un movimento sindacale che pure, durante la pandemia, ha difeso il lavoro con accordi e Protocolli per la sicurezza avanzatissimi, sia per l’Europa sia per il resto del mondo.
Licenziamenti: ancora non ci siamo. Passi avanti sugli appalti
Ma la mobilitazione, che si aggiorna questa mattina a Montecitorio, si è estesa ad altri due temi. Lo stop (con scadenza a fine giugno) al blocco dei licenziamenti, che, denunciano Cgil Cisl Uil, mette a rischio il lavoro di centinaia di migliaia di persone. E il Dl semplificazioni atteso al varo del governo, con le sue accelerazioni su appalti e subappalti, giudicate severamente dai sindacati, perché rischiano anch’esse di pregiudicare la tutela della sicurezza, dei diritti e della legalità.
Di entrambe le questioni sindacati e governo hanno discusso nell'incontro di ieri sera, 27 maggio. Sugli appalti si registrano passi avanti: il governo ha eliminato dalla bozza di decreto ogni riferimento al massimo ribasso. "Un fatto positivo - ha commentato Landini - è quello che chiedevamo: è sotto gli occhi di tutti ciò che il massimo ribasso ha determinato nel Paese, i danni che ha recato ai lavoratori, alla qualità delle opere e favorendo l'ingresso della malavita organizzata". Si è poi aperto un confronto tecnico sui subappalti, sulla soglia del 40%. "Il criterio fondamentale - ha detto sempre Landini - deve essere la tutela dei lavoratori in subappalto: chiediamo una responsabilità in solido dell'appaltatore, per fare in modo che i diritti, le tutele, i trattamenti economici e normativi siano gli stessi garantiti ai dipendenti dell'azienda centrale. Insomma, chi fa lo stesso lavoro deve avere gli stessi diritti e stesse tutele".
Sui licenziamenti, invece, nessun passo avanti. Il governo conferma lo stop al blocco a partire da inizio luglio. "La mediazione trovata è insufficiente, non ci convince", scandisce Landini, "il problema è aperto".
La cancellazione della proroga del blocco dei licenziamenti, inizialmente prevista sino alla fine di agosto, è il risultato delle forti pressioni di Confindustria. I sindacati insistono nel chiedere il rispetto dei patti, ossia che la misura sia mantenuta sino a ottobre. Nel lanciare l’appuntamento romano, Landini, Sbarra (Cisl) e Bombardieri (Uil) hanno bollato come “inaccettabile e socialmente pericolosa la posizione della Confindustria (...) tanto più alla luce dei finanziamenti di carattere sia generale sia specifici, destinati alle aziende e mai selettivi”.
In settimana è appunto emersa una mediazione intestata al premier Mario Draghi. Come riporta Il Sole 24 Ore, “resterebbe la scadenza del blocco fissata al 30 giugno e verrebbe quindi meno la proroga al 28 agosto per le aziende che avessero chiesto la cig Covid dall'entrata in vigore del decreto (sostegni, ndr) entro fine giugno. Sarebbe confermata invece la possibilità per le imprese di utilizzare la cassa integrazione ordinaria, dal primo luglio, senza dover pagare le addizionali fino alla fine del 2021 con l'impegno a non licenziare per tutto il periodo in cui ne usufruiscono”.
Al riguardo la linea sindacale non cambia: “È chiaro a tutti che se dovesse partire la fase dei licenziamenti - ha detto Landini, ospite di Rainews24 - questo non lascia le cose come prima e noi non abbiamo intenzione di lasciare i lavoratori da soli. Non accettiamo passivamente che finisca il blocco e che le aziende possano licenziare, non sarà cosi”, ha spiegato Landini. Il provvedimento, dunque, è ancora insufficiente, occorre “uno strumento che permetta di gestire le riorganizzazioni senza i licenziamenti”.
Salute e sicurezza, regole sugli appalti, tutela dei posti di lavoro: tre temi comunque connessi, se l’Italia vuole ripartire meglio (e non peggio) di prima.