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Ormai è abitudine di questo governo intervenire solo dopo le tragedie sul lavoro, con spot, misure parziali e insufficienti. E dopo la morte di Satnam Sing ha annunciato una lotta senza quartiere al caporalato e allo sfruttamento, come se la situazione non fosse nota da tempo.
Alla ministra Calderone vorremmo dire che le attività ispettive, come quella condotta mercoledì in 310 imprese agricole, dovrebbero avere carattere corrente e non straordinario, nell’agricoltura come in diversi altri settori. Occorre riaprire un vero Tavolo sui temi dello sfruttamento lavorativo, sul contrasto al caporalato e al lavoro sommerso. Tavolo che è stato convocato una sola volta dalla sua costituzione, e non aspettare la prossima tragedia per convocare un confronto più di forma che di sostanza.
Si interviene solo dopo la tragedia con interventi normativi parziali e utilizzando veicoli legislativi in fase di conversione in Parlamento, così come accadde dopo la strage al cantiere di Firenze. Anche in quell’occasione utilizzando il veicolo legislativo del decreto Pnrr, solo dopo la tragedia, furono introdotte alcune modifiche normative relative alla ri-penalizzazione del reato di intermediazione illecita di manodopera, alla parità di trattamento economico e normativo negli appalti con l’applicazione dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative, alla patente a crediti con i limiti che abbiamo già evidenziato, e circoscritta ai soli cantieri edili.
Ora nella fase di conversione del decreto Agricoltura del 15 maggio 2024 sono state inserite in extremis alcune previsioni di legge parziali e insufficienti: l’istituzione del sistema informativo per la lotta al caporalato in agricoltura, una banca dati sugli appalti in agricoltura, i requisiti di qualificazione dell’appaltatore, l’autorizzazione per Inps e Inail per l’assunzione di personale ispettivo nei limiti delle cessazioni intervenute dal primo gennaio 2017 al 31 dicembre 2023.
Si continua però a non intervenire su altri aspetti fondamentali che generano distorsioni e condizioni di irregolarità nel lavoro e nella condizione di soggiorno per le lavoratrici e i lavoratori: parliamo delle norme sull’Immigrazione che rendono evidente la necessità di superare la Bossi-Fini, come dimostra anche la rigidità del meccanismo dei flussi.
Per questo siamo tutti in piazza a Latina per una grande manifestazione nazionale, per ricordare Satnam Singh, per “fermare un sistema d’impresa che sfrutta e uccide”, per applicare e dare concretezza alle leggi di contrasto al caporalato e per cambiare quelle che alimentano lo sfruttamento e l’illegalità. Per la libertà del lavoro non occorrono reazioni a caldo, ma azioni concrete, incisive, immediate e continuative.
Maria Grazia Gabrielli è segretaria confederale della Cgil