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In campagna elettorale Meloni e gli esponenti di destra hanno elargito promesse a piene mani nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici in divisa. Coerente, certo, con una visione securitaria e anche un po’ giustizialista – ma solo nei confronti dei più fragili e marginali – della società, ed allora ecco gli “avremo un occhio di riguardo per voi”. E anche questa affermazione è assolutamente coerente per chi pensa che, appunto, l’occhio di riguardo significa sostituzione dei diritti con la benevolenza del potere a cui, poi, chi quella benevolenza riceve dovrà essere eternamente grato.
Peccato che né l’elargizione di favori, né il rispetto dei diritti abbiamo trovato spazio nel confronto per rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per il triennio 20-24. Previsione di aumenti risibili, assai lontani da quanto l’inflazione si è mangiata la busta paga: 5,78% e su questo numero si è fermato il confronto, mentre molto ci sarebbe da discutere, anche della parte normativa, per non parlare poi della totale assenza di risorse per un piano di assunzioni. E allora la strada è tracciata, in piazza! Il prossimo 31 luglio alle 10 a Roma nei pressi del Parlamento con Maurizio Landini, segretario generale della Cgi, nel resto del Paese di fronte alle prefetture. Delle ragioni dei componenti la polizia penitenziaria parliamo con Florindo Oliverio, segretario nazionale della Fp Cgil.
Mercoledì prossimo gli agenti della polizia penitenziaria – assieme agli altri corpi di polizia – saranno in presidio a Piazza Capranica, nei pressi di Montecitorio, e davanti alle prefetture di tutta Italia perché?
Sì, mercoledì i lavoratori della polizia penitenziaria insieme a quelli della Polizia di Stato, ai lavoratori delle Forze Armate e dei corpi polizia a ordinamento militare Carabinieri e Guardia di Finanza, saranno in piazza per rivendicare il diritto al rinnovo del contratto del triennio 22-24 ormai impantanato. Contrariamente alle promesse e agli annunci della presidente del Consiglio e dei vari ministri, non solo non c'è nessun occhio di riguardo per le donne e gli uomini in divisa che era stato fatto intravedere con gli anticipi di dicembre, ma non si è nemmeno arrivati al recupero dell’inflazione. La promessa era che avrebbero dato più soldi rispetto agli altri lavoratori, la realtà, invece è il 5,78% di incremento medio certificato dalla Ragioneria Generale per tutti i dipendenti pubblici, anche per quelli delle forze di politica.
E poi il tasso di incremento lontano dal recupero dell’inflazione...
La vera delusione sta proprio in quel 5,78%, assai lontano anche dal semplice recupero dell'inflazione che avrebbe dovuto portare un incremento complessivo nel triennio di oltre il 17%. Per di più non viene erogato nessun tipo di arretrato sul 22 e sul 23. L’aumento contrattuale del 5,78% viene dato sul 2024 e per gli anni precedenti, al netto dell’indennità di vacanza contrattuale che è già stata percepita dai lavoratori e dalle lavoratrici, non c’è assolutamente nessun tipo di emolumento aggiuntivo. Questa è un’altra novità negativa, nel rinnovo del contratto 19-21 come in quello precedente 16-18, vennero dati anche gli arretrati e nel 1921 venne addirittura erogata una una tantum per la vacatio contrattuale del biennio precedente. Questa a volta invece nulla, neanche per il biennio già trascorso. E non è finita qui, in busta paga arriverà solo la metà dell’incremento del 5,78 perché lo scorso dicembre, in maniera unilaterale senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, il governo ne ha erogato una parte. E questa volta dovremo considerare nella percentuale di aumento anche la maggiore incidenza che deriva dal lavoro straordinario. In sostanza in busta paga ai lavoratori e alle lavoratrici arriveranno circa 170 euro lordi in media. Per quanto riguarda la polizia penitenziaria il 50 per cento è già stato percepito, quindi gli aumenti si aggireranno tra i 40 e i 75 euro.
E poi ci sono le condizioni di vita e di lavoro all’interno dei penitenziari. Il contatore ad oggi segna 60 suicidi tra i detenuti, ma questo fenomeno è conosciuto anche tra gli operatori. Proprio pochi giorni fa il presidente della Repubblica Mattarella ha richiamato l’attenzione sulle condizioni di inciviltà che albergano nelle carceri italiane.
Soprattutto con una situazione di sovraffollamento delle carceri a cui corrisponde una enorme di carenza di organico per cui gli operatori il più delle volte sono chiamati per fare doppi turni, ad avere carichi di lavoro eccezionali con tutti i problemi che questo genera in termini di stress da lavoro. Oggi l’organico è costituito da circa 32mila unità, la carenza di organico che si registra è di circa 12mila, e a questa mancanza di personale si sopperisce unicamente con lo straordinario, per di più pagato meno del lavoro ordinario. E bisogna tener presente che soprattutto i più giovani, spesso sono mandati a operare in carceri assai lontani da casa, e così non potendosi permette canoni di affitto elevati vivono in carcere, sono costretti a rimanere in carcere anche fuori dall'orario di lavoro acquartierati nelle caserme e così si accumula a disagio a disagio.
Per di più, come altri lavoratrici e lavoratori pubblici, penso ad esempio ai vigili del fuoco, anche la polizia penitenziaria non ha copertura assicurativa?
Esattamente, la polizia penitenziaria non ha la copertura assicurativa Inail, proprio mentre aumentano i rischi legati alla sicurezza di chi opera nelle carceri, la mancata copertura assicurativa significa poca copertura per le malattie professionale e per gli indennizzi in caso di infortuni. E poi capita come a La Spezia, che la direttrice ha dovuto chiudere alcune ali del carcere perché a rischio sicurezza, aumentando così l’affollamento con tutti i problemi che ne seguono, negli spazi rimasti aperti. E non può chiudere sezioni per la manutenzione perché non sa come ricollocare i detenuti. Siamo veramente in situazioni pietose. E continua una pratica assolutamente arbitraria nel tentativo di annullare ogni tipo di funzione delle rappresentanze sindacali.
Di ragioni per essere in piazza il 31 luglio ce ne sono davvero molte, e poi?
E poi continueremo. Gli incontri e la trattativa sono rinviati a settembre, noi continueremo con la nostra mobilitazione perché, come abbiamo detto nel corso dell’ultimo incontro lo scorso 23 luglio pomeriggio, aspettiamo di vedere intanto il disegno di legge di bilancio che il governo emanerà a settembre e vedremo di capire quali risorse ci saranno, accadde già con il rinnovo per il 2019-2021, non sarebbe nessuno scandalo se per chiudere il contratto 22-24 ci fossero risorse a valere dal primo gennaio del 2025. Per questo non capiamo questa urgenza, se non un intento propagandistico. Proprio perché le risorse che hanno messo a bilancio sono insufficienti, è del tutto evidente che non ci sono le condizioni per chiudere il contratto prima, quindi probabilmente sarebbe il caso di attendere. Occorre smettere di guardare alla di superficie e di interrogarsi più in profondità su che serve per dare dignità, anche contrattuale, ai lavoratori e alle lavoratrici in divisa.