Il Paese reale è ben diverso dalla narrazione che ne fa il governo. I salari sono bloccati e 6,7 milioni di lavoratori hanno il contratto scaduto, le vendite al dettaglio continuano a calare (-0,3% in valore e -0,6% in volume). Il Pil del 2022 è sotto del 3% rispetto ai dati pre-crisi del 2008 (con il Mezzogiorno addirittura a -10%), in aumento invece sono i fallimenti delle imprese (+5,4 nel terzo trimestre).

L’Ocse ci dice che i redditi reali italiani sono gli unici a diminuire tra i Paesi del G7 (-0,3% nel secondo trimestre), l’Istat certifica la “crescita zero” dell'Italia nel terzo trimestre 2023, mentre l’Eurostat avverte che il 63% delle famiglie italiane arriva con grandi difficoltà alla fine del mese (la media Ue è del 45,5%).

C’è un’Italia, dunque, che fatica, arranca, soffre. E che ora si mette in marcia per scioperare contro una manovra finanziaria che di certo non migliora la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Intanto le aziende macinano chiusure e licenziamenti: chi per la contrazione del mercato di riferimento, chi per trasferire la produzione in Messico, chi per la crisi energetica e chi per manifesta incapacità manageriale.

Industria

Alla Qf (ex Gkn) di Campi Bisenzio (Firenze) sono ripartiti i licenziamenti. Le lettere ai 172 dipendenti rimasti risalgono al 18 ottobre, la scadenza è il 1° gennaio. La prima procedura, messa in atto da Gkn Driveline, è del 9 luglio 2021, poi azzerata dal ricorso vinto dalla Fiom Cgil per comportamento antisindacale. “L'unica soluzione sul tavolo – spiega la Fiom – è il progetto di reindustrializzazione dal basso elaborato dal collettivo di fabbrica e la costituzione della cooperativa di lavoratori Gff”.

Procede il percorso per la reindustrializzazione della Marelli di Crevalcore (Bologna), dopo l’annuncio del 19 settembre scorso della chiusura dello stabilimento e il conseguente licenziamento dei 229 dipendenti. Nell’incontro del 9 novembre la multinazionale di automotive ha illustrato le proposte dei cinque potenziali investitori interessati al sito. Marelli si è anche detta disponibile a un mix di misure (trasferimento dei lavoratori, pre-pensionamenti, ricollocamenti in altre aziende, esodi incentivati) da affiancare al piano di reindustrializzazione.

Sono 50 i licenziamenti, cui si aggiungono i mancati rinnovi di 29 contratti in somministrazione, annunciati il 10 ottobre scorso dalla Dl Radiators di Moimacco (Udine), di proprietà dal giugno 2022 del gruppo inglese Stelrad. A motivare la decisione, la contrazione del mercato di riferimento che, secondo l’azienda, dovrebbe continuare fino al 2026. La trattativa con i sindacati è in corso: nell’ultimo incontro del 31 ottobre scorso la multinazionale avrebbe aperto alla possibilità di ridurre gli esuberi e al prolungamento dei contratti di solidarietà per un anno.

È stata sottoscritta il 23 ottobre l’intesa per la cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale in favore dei 527 lavoratori della Portovesme, di proprietà della multinazionale anglo-svizzera Glencore International. Il ricorso all’ammortizzatore sociale coinvolge a rotazione l’intero organico aziendale in forza nello stabilimento (unico produttore di zinco e piombo in Italia), per un numero massimo di 475 lavoratori al giorno, con scadenza il 25 ottobre 2024.

La multinazionale svizzera Hoppe, produttrice di maniglie, ha annunciato 120 licenziamenti tra i dipendenti dei suoi stabilimenti di Lana, Sluderno e Lasa (Bolzano). A motivare la decisione, il calo del 30% della produzione, legato alla flessione del settore edile nei Paesi dove l’azienda esporta maggiormente (Austria, Cina e Germania). La Fiom/Mav ha raggiunto un accordo con l’azienda per un piano di esodi incentivati, cui hanno finora aderito 84 lavoratori.

Altri tre mesi di cassa integrazione straordinaria per i 420 lavoratori della Lear di Grugliasco (Torino). A febbraio 2023 l’azienda di componentistica auto aveva dichiarato 260 esuberi, da allora sono stati attivati gli ammortizzatori sociali che termineranno il 31 dicembre. “Sono gli ultimi a disposizione”, spiega la Fiom Cgil: “L’azienda, legata al monocommittente Stellantis per i modelli Maserati, non ha i volumi necessari per proseguire a pieno organico”. Il tavolo al ministero delle Imprese si terrà il 22 novembre.

La multinazionale statunitense Johnson Controls ha confermato la chiusura dello stabilimento di Corropoli (Teramo) entro la fine dell’anno, con il conseguente licenziamento dei 60 dipendenti. A motivare la decisione dell’azienda specializzata in sistemi di sicurezza, la delocalizzazione della produzione nei siti aziendali messicani, tedeschi e cechi. “Una scelta – denuncia la Fiom Cgil – dovuta alla totale mancanza di politiche industriali da parte sia dell’azienda sia dei governi italiani”.

Contratto di solidarietà alla Berco di Copparo (Ferrara). Il nuovo ammortizzatore sociale, avviato il 6 novembre per gestire l’imponente calo produttivo dell’azienda siderurgica (produzione componenti e sistemi per carri e macchine lavorazione terra), determinato dalla situazione internazionale, segue la cassa integrazione ordinaria che era terminata il 30 ottobre. L’ammortizzatore sociale, che si concluderà in aprile, prevede un utilizzo ridotto rispetto alle percentuali massime stabilite per legge.

Sottoscritto il 7 novembre l’accordo per la gestione degli esuberi dichiarati a fine settembre dalla Hydro Extrusion di Ornago (Brianza). L’azienda produttrice di profili a disegno in alluminio estruso (145 dipendenti) ha ridotto da nove a otto i licenziamenti, con il solo criterio della non opposizione. Ai lavoratori sarà riconosciuto un sostegno economico e un programma di outplacement messo a disposizione dalla società.

Contratti di solidarietà alla Fiv Edoardo Bianchi di Treviglio (Bergamo). La storica azienda di biciclette il 20 ottobre aveva annunciato 25 esuberi (su 190 dipendenti, tra diretti e interinali), motivando la decisione con il periodo di grande sofferenza del settore. Ma nell’incontro del 6 novembre scorso si è detta disponibile a ritirare i licenziamenti, optando per gli ammortizzatori sociali. “Nessuno nega il momento difficile – commenta la Fiom Cgil – ma è importante salvaguardare l’occupazione”. Il prossimo vertice è previsto giovedì 16 novembre.

Iniziano a metà novembre i 12 mesi di contratti di solidarietà alla Sit di Padova (237 dipendenti). L’azienda, specializzata in componentistica per climatizzazione e riscaldamento, ha individuato 22 esuberi nel personale impiegatizio, che saranno gestiti mediante prepensionamenti e uscite volontarie. La società sta attraversando un periodo di difficoltà (contratti di solidarietà e cassa integrazione sono in corso nelle sedi di Macerata e Rovigo) a causa di crisi energetica e fine degli incentivi per superbonus ed edilizia green.

Sono 12 le settimane di cassa integrazione ordinaria iniziate il 12 ottobre alla Minifaber di Seriate (Bergamo). L’ammortizzatore sociale coinvolge, a rotazione, 200 dipendenti (su 245 complessivi). L'azienda (attiva nella lavorazione di lamiere e realizzazione di stampi) considera la misura “un’opzione temporanea per affrontare le attuali sfide economiche”. Su richiesta della Fiom Cgil, Minifaber si è impegnata a integrare, qualora ci fossero le condizioni, la differenza tra stipendio e cassa integrazione”.

Chimica, tessile e legno

Ancora in alto mare la sorte dei 92 lavoratori della ex Tessitura Mottola di Taranto, cui scadrà la cassa integrazione straordinaria il 22 dicembre. Lo stabilimento del gruppo Albini è stato ceduto alla Ekasa, ma nel preliminare di vendita non sarebbe previsto l’assorbimento delle maestranze. I lavoratori, che alla scadenza della cig verranno licenziati, dal 23 ottobre sono in presidio permanente. Il prossimo vertice in Regione Puglia è in calendario per il 14 novembre.

La Lyondell Basell ha annunciato il 5 settembre scorso la chiusura di uno dei due impianti dello stabilimento di Brindisi, col conseguente licenziamento di 47 lavoratori (su 135). Il 10 novembre azienda e sindacati hanno raggiunto un accordo per un anno (fino a novembre 2024) di cassa integrazione straordinaria per cessazione d’attività; gli esuberi verranno gestiti con pre-pensionamenti (circa una decina), esodi incentivati e trasferimenti agevolati nello stabilimento di Ravenna.

Secondo monitoraggio della ricollocazione dei 148 dipendenti della Tessitura Monti di Maserada (Belluno), che ha chiuso a fine agosto. Il marchio della storica fabbrica di camicie è stato rilevato dalla lombarda Andreazza & Castelli, che ha però riassorbito solo 16 dipendenti. I restanti 118 sono in cassa integrazione straordinaria fino a dicembre, poi entreranno in Naspi. I Centri per l'impiego regionali hanno finora preso in carico 55 lavoratori: 18 hanno trovato un nuovo lavoro e altri quattro sono in attesa di essere assunti. Il prossimo tavolo di monitoraggio è previsto il 16 novembre.

Sono partire il 2 novembre le lettere di licenziamento per le 22 lavoratrici dell’azienda tessile Biga Alata di Frosinone. La decisione di chiudere lo stabilimento, specializzato nella produzione di tessuti e abbigliamento di qualità, era stata annunciata in settembre, in seguito alla difficile ripresa del post-pandemia e a un grave furto che aveva comportato perdite per centinaia di migliaia di euro.

Raggiunta il 30 ottobre l’intesa alla Novem Car Interior Design di Bagnatica (Bergamo) per la chiusura dell’attività e il futuro dei 96 dipendenti. I lavoratori dell’azienda di interni in legni pregiati per automobili di lusso, di proprietà lussemburghese, riceveranno un incentivo all’esodo pari a 35 mila euro lordi, ridotto a un terzo per coloro che lavorano in azienda da meno di quattro anni e per i pensionandi. Previsto anche un servizio di supporto alla ricollocazione mediante agenzie per il lavoro.

Agroindustria, commercio e credito

Chiude la Yesmoke di Settimo Torinese (Torino), azienda produttrice di sigarette fondata nel 2005, fallita nel 2016 e ora di proprietà della Swiss Merchant Corporation. Il 24 luglio la società ha presentato al ministero del Lavoro istanza d'esame congiunto per “cessazione parziale di attività produttiva”, ai 20 lavoratori è stata assicurata la cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre. I dipendenti sono stati presi in carico dall’Agenzia Piemonte Lavoro per percorsi di formazione e riqualificazione professionale.

La storica fabbrica di cantuccini Ghiott Dolciaria di Barberino Tavarnelle (Firenze) è stata messa in liquidazione per crisi finanziaria, con il conseguente licenziamento dei suoi otto dipendenti. “Contestiamo quest’atteggiamento irrispettoso delle istituzioni e dei patti messo in campo dalla proprietà”, commenta la Flai Cgil territoriale, sollecitando l’attivazione del tavolo di crisi regionale “per vedere se ci sono le condizioni di poter salvare i posti di lavoro”.

Futuro in bilico per i 33 lavoratori della Rosso Group (Torino). Il 31 novembre scade il contratto di solidarietà (con sospensione dal lavoro fino all’8%) per l’azienda di lavorazione e confezionamento carni, alla società inoltre è stato notificato lo sfratto esecutivo ed entro fine anno dovrà sgombrare la sede aziendale. Flai Cgil: “L’attuale gestione ha perso ordini e commesse, dimezzato in quattro anni il numero dei dipendenti, indebitata al punto da non pagare più gli affitti”.

Scarpe&Scarpe ha aperto lunedì 30 ottobre la procedura di licenziamento per i 17 lavoratori del punto vendita di Palermo, situato nel centro commerciale Forum di Brancaccio. L’azienda non è riuscita a ottenere la proroga del contratto di affitto dalla proprietà del Forum, la Multi Veste Italy, che scadrà definitivamente il 31 dicembre. Filcams Cgil: “Chiediamo al Comune di convocare le parti e di attivarsi per la ricerca di soluzioni a salvaguardia dei livelli occupazionali”.

Raggiunto l’accordo tra sindacati e gruppo bancario spagnolo Santander consumer bank (Scb), specializzato in Italia nel credito al consumo, per gestire le ricadute sul personale derivanti dalla riorganizzazione aziendale centrata sulla chiusura di filiali sul territorio e una forte spinta verso la digitalizzazione. Previsto il ricorso al fondo di solidarietà del settore, insieme a un piano di 90 dimissioni volontarie incentivate (di cui una parte pre-pensionamenti, fino a un massimo di 60 mesi di anticipo).

Sono 120 i licenziamenti (65 con contratto a tempo indeterminato e 55 stagionali) avviati dall’Hotel Bonvecchiati di Venezia, di proprietà tedesco-lussemburghese. L’albergo ha chiuso il 1° novembre e sarà fermo due anni per ristrutturazione, un ammodernamento che farà crescere la struttura da quattro a cinque stelle. La trattativa è in corso: i sindacati chiedono di ricorrere alla cassa integrazione, mentre la proprietà è propensa a offrire buonuscite per la risoluzione dei contratti.

Editoria, stampa, cartaria e cultura

Licenziamenti confermati all’agenzia di stampa Dire. Nell’incontro del 10 ottobre scorso, l’azienda ha ribadito il licenziamento di 28 dipendenti (15 giornalisti e 13 grafici) annunciato a fine settembre, dopo due anni di contratti di solidarietà. L’assemblea dei redattori ha ribadito di “trovare la strada intrapresa incomprensibile e inaccettabile, soprattutto perché arriva a un passo dall'entrata in vigore del nuovo decreto del governo per i finanziamenti alle agenzie di stampa”.

Avviata la procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti del centro culturale tedesco Goethe Institut di Torino, Genova e Trieste, che verranno chiusi, e per quello di Napoli, che sarà ridimensionato. Le chiusure, programmate per il 31 gennaio prossimo, fanno parte di un piano di ristrutturazione mondiale delle sedi deciso dal governo della Germania, che ha tagliato del 10% i fondi a disposizione dell’istituto di lingua e cultura tedesca.

Un anno di cassa integrazione per tutti i giornalisti, escluso il direttore, della Gazzetta di Parma, cui si aggiunge l’esubero dichiarato di sei persone. La decisione aziendale, provocata dal calo della diffusione e degli introiti pubblicitari, è stata comunicata il 9 ottobre scorso. Forte la preoccupazione del Comitato di redazione: “È il terzo stato di crisi dal 2019 a oggi. Una decisione che matura da scelte aziendali e politiche industriali cui abbiamo assistito impotenti negli anni”.

Al via la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività della Sedit di Modugno (Bari), società di tipografia digitale in liquidazione giudiziale. La misura, che interessa 20 lavoratori su 60, durerà fino al 31 dicembre prossimo. Degli altri 40 addetti, dieci sono passati (mediante fitto di ramo d'azienda) alla Casa Editrice del Sud e 20 all'Ag Press, mentre gli ultimi dieci hanno trovato altra occupazione o hanno usufruito del prepensionamento.

Sono 74 i lavoratori (47 giornalisti e 28 poligrafici) della Gazzetta del Mezzogiorno (110 dipendenti) che verranno licenziati. L’annuncio dell'editore Edime è del 27 ottobre. “Forte preoccupazione e sconcerto”: questi i sentimenti espressi dal Comitato di redazione (Cdr) dello storico quotidiano (il primo numero è del 1887). “La decisione – spiega il Cdr – è connessa alla chiusura delle redazioni decentrate (Basilicata, Bat, Foggia, Lecce e Taranto), riaperte solo nel febbraio 2022”.

Altri sei mesi di cassa integrazione (a zero ore), a partire dal 19 novembre, per i 180 lavoratori della Cartiera Reno De Medici di Villa Santa Lucia (Frosinone). Ma il futuro resta in bilico: il 27 luglio scorso la Procura ha posto i sigilli all’azienda per inquinamento ambientale, il 6 novembre l’impianto è stato dissequestrato ma con vincoli strettissimi riguardo lo smaltimento dei residui di produzione. I sindacati sollecitano l’intervento della Regione Lazio.

Futuro tutto da decifrare, quello della Cartiera Pro Gest di Mantova (72 dipendenti). A causa della flessione degli ordini il 6 novembre sono iniziati altri tre mesi di cassa integrazione ordinaria (si concluderà il 4 febbraio), con sospensione possibile fino a zero ore settimanali, che vanno ad aggiungersi alle 13 settimane scattate il 7 agosto scorso. La società (meglio nota come “ex Burgo”) intanto è stata posta sul mercato, ma le manifestazioni d’interesse arrivate per ora non si sono concretizzate.

Logistica e servizi

Chiusura definitiva per la Geodis di Landriano (Pavia). La multinazionale della logistica in luglio aveva annunciato la dismissione del magazzino, che verrà rilevato dalla Tiesse. Sui 253 dipendenti attuali, la nuova società intende riassorbirne 153. Per gli addetti restanti, 15 saranno ricollocati (con un incentivo di 3.500 euro) in altri siti di logistica, 65 usciranno con l’esodo incentivato (non inferiore a 25 mila euro), mentre i restanti verranno accompagnati alla pensione o ricollocati con contratti in somministrazione.

La Filt Cgil non ha firmato l’accordo per la gestione dei 34 esuberi decisi dalla multinazionale di logistica integrata B-Cube all’interno di un piano di ristrutturazione che prevede la chiusura dei siti di Casavatore (Napoli), Colico (Lecco) e Voghera (Pavia). La categoria Cgil ritiene l’incentivo all’esodo del tutto insufficiente (29.500 euro lordi) e ritiene “grave che l’azienda non abbia voluto minimamente prendere in considerazione l’apertura di un confronto per provare a ricollocare i presunti esuberi”.

Al via i licenziamenti per i 42 addetti della Villaservice di Sud Sardegna, la società in house che gestisce l'impianto di trattamento dei rifiuti del Consorzio industriale di Villacidro. A fine anno l’impianto verrà restituito al Consorzio, di conseguenza la società è stata posta in liquidazione. I sindacati chiedono una soluzione per gli ex dipendenti, anche se l’assorbimento diretto dei lavoratori di una società privata da parte di un ente pubblico non è possibile.