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È scioccante dover commentare le notizie secondo cui il 41% delle cittadine e dei cittadini italiani sta peggio rispetto ad un solo anno fa e, contestualmente, leggere che non esisterebbero le ragioni per uno sciopero generale.
Ma a leggere bene è lo specchio di questi tempi, ed è soprattutto la modalità a cui ci aveva già abituato la cosiddetta “bestia” salviniana dove ogni cosa è pretesto per buttare fumo negli occhi e attaccare frontalmente i dissidenti. Come cittadine e cittadini iscritti all’Arci, socie e soci e dirigenti sosteniamo le ragioni dello sciopero perché la legge di bilancio appena varata tenderà ad aumentare le diseguaglianze già significative nel nostro Paese.
Una manovra che mette a rischio anche il fragilissimo equilibrio che teneva sotto controllo il nostro debito, in un Paese con un’inflazione acquisita per il 2023 al 5,7% e isolato nel contesto europeo, con un welfare sempre più debole, che ha dimenticato nei fatti le politiche d’intervento adeguate alla fase che stiamo vivendo, e con una sanità sempre più in mano ai privati, che impedisce l’accesso alle cure per milioni di cittadine e cittadini. Un Paese senza visione, senza investimenti, senza una politica industriale capace di generare riconversione ecologica, lavoro e occupazione sana, e dunque senza futuro.
In questo quadro, riassunto brevemente per ragioni di spazio, il nostro governo e il consiglio dei ministri cosa fanno? Si dilettano a giocare con la pistola, colpendo di volta in volta una cittadinanza e le sue rappresentanze sociali colpevoli di lesa maestà.
Non solo, dopo aver avanzato proposte costituzionali con lo scopo di premiare il nord contro il sud in una autonomia differenziata fondata sulle diseguaglianze, non contenti, ne avanzano una seconda con l’intento di aumentare i poteri dell’esecutivo in modo indiscriminato, demolendo ulteriormente il sistema parlamentare e la Presidenza della Repubblica, per non parlare del ruolo delle organizzazioni sociali che a quanto pare sono il problema per qualsiasi governo, questo in particolare.
Non contento, questo irresponsabile esecutivo vuole anche decidere quando e se scioperare perché ha la pretesa di voler decidere chi può stare male e chi può ribellarsi. È il paradosso del nostro tempo ma al tempo stesso è lo specchio della già fragile democrazia che stiamo ulteriormente picconando. Del resto chiedere ad una forza politica che non ha contribuito a costruire la Costituzione, ma anzi l’ha osteggiata fino a quando ha potuto, rischia di rimanere un pericolosissimo esercizio di vuota retorica.
Lo abbiamo già fatto e lo rifaremo, scenderemo in strada come lavoratori, lavoratrici, pensionate e pensionati, perché siamo la maggioranza in questo Paese che lavora, ha lavorato e continua a pagare ogni mese le tasse per garantirsi e garantire a tutte e tutti un futuro migliore. Così facendo ogni giorno, almeno noi, mettiamo in pratica la nostra Costituzione.
Walter Massa, Presidente nazionale Arci