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Il sindacato che entra in Amazon per incontrare i lavoratori è sempre motivo di orgoglio e di soddisfazione. Non è scontato e neppure tanto usuale, anche se dopo lo straordinario sciopero nazionale del marzo 2021, il primo a livello mondiale per la multinazionale, che ha visto mobilitarsi per un’intera giornata tutta la filiera (diretti, indiretti e somministrati, di magazzini, driver, appalto, delivery), qualcosa è cambiato. Anzi, tante cose a dire la verità.
Dall’accordo alle assemblee
L’ultima è l’intesa siglata a metà ottobre tra Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, le rappresentanze territoriali e Rsa, Nidil Cgil, Felsa Cisl, Uiltemp UIL e Amazon Logistica e Amazon Transport: dal 1° ottobre un incremento del 2 per cento dello stipendio, che corrispondono a circa 1.200 euro netti in più in busta paga all’anno, buoni pasto da 5 a 7 euro e 500 euro di welfare, cioè buoni da spendere in benzina o per le bollette.
Adesso è la volta delle assemblee per informare i dipendenti, spiegare, orientare. Nella bergamasca hanno battuto tutti sul tempo e a Cividate al Piano e Casirate D’adda Filt e Nidil Cgil hanno già incontrato i lavoratori. Le prime di una lunga serie messe in calendario in tutta la penisola.
I meriti del sindacato
“Sull’accordo abbiamo raccolto feedback positivi e dato spiegazioni", raccontano Francesco Chiesa (Nidil) e Pierluigi Costelli (Filt): "I lavoratori non sapevano che si trattava di miglioramenti frutto di un percorso partito da lontano, dallo sciopero del 2021 appunto, e dalla contrattazione con i sindacati. Pensavano che fosse una libera concessione dell’azienda, anche perché Amazon ha veicolato l’informazione in questo modo. Particolare non trascurabile, che dice che con la lotta e il sindacato si possono ottenere risultati. Da sottolineare che alle assemblee hanno partecipato anche i dipendenti delle agenzie, cosa non frequente, un po’ perché si sentono in una condizione maggiormente ricattabile, un po’ perché magari il loro contratto scade a stretto giro”.
Sulla stessa barca
Tra i dipendenti a tempo indeterminato e i somministrati c’è collaborazione: i primi hanno una grande sensibilità per la condizione dei secondi, anche perché praticamente tutti sono passati da lì. I dati riferiti al 2021 e forniti da Amazon parlano di 14 mila lavoratori diretti nei 50 magazzini italiani, più 10.500 somministrati: in pratica le sorti del colosso dell’e-commerce sono rette dai precari. Una proporzione ancora più estrema è quella che si trova a Cividate: 800 lavoratori diretti, cui si aggiungono 1.200 addetti delle agenzie interinali, che arrivano al picco di 1.500 con le assunzioni per il Black Friday del 25 novembre e per Natale.
Lavoratori svantaggiati
“Come è possibile? Amazon sfrutta l’opportunità del superamento delle percentuali massime previste dalla legge assumendo a termine lavoratori svantaggiati – spiega Chiesa -: ovvero disoccupati da più di sei mesi, con meno di 25 o più di 50 anni, con la terza media. E lo fa in modo sistematico in tutti gli stabilimenti, usando la somministrazione per fare una selezione e una scrematura: i contratti vanno dai tre ai nove, fino ai 12 mesi. Dopo, l’azienda ti lascia a casa oppure se sei fortunato ti assume”.
Stabilizzazioni cercasi
Sono queste le cose che non vanno giù ai lavoratori, sotto ricatto e con ritmi di lavoro stressanti, che nei periodi clou peggiorano. E dire che l’immagine che Amazon vuole dare è quella di un’azienda che coccola il suo dipendente, organizza feste, con il biliardino a disposizione e il caffè gratis, dove tutti sono contenti perché fanno parte di una grande famiglia.
“Ma il nostro lavoro è sempre da sgobboni, sei un magazziniere e devi correre, ci hanno detto in assemblea", prosegue Costelli: "La festa non risolve il problema dei ritmi asfissianti definiti dall’algoritmo e non attenua i disagi delle turnazioni con orari davvero complessi, non rende più sicuri i contratti”.
“È chiaro che la trattativa non si ferma", concludono i rappresentanti: "La parte di welfare aziendale arriva al 31 dicembre di quest’anno, non è organica. Anche se le conquiste ottenute in Italia rappresentano un unicum a livello mondiale, siamo il primo Paese in cui Amazon si è seduta al tavolo con il sindacato per definire i trattamenti economici con un accordo firmato, il lavoro da fare è ancora tanto. A cominciare dalle stabilizzazioni”.