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I dati Eurostat sul calo della massa salariale e sull'occupazione "rendono evidente il grande impegno che serve per rilanciare il lavoro di qualità e far aumentare i salari per favorire la crescita e la ripresa di domanda e consumi". Lo afferma la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti, secondo la quale, anche alla luce delle rilevazioni europee, è sempre più evidente l'importanza per la ripresa degli investimenti pubblici e privati. "Le importanti misure di protezione del lavoro e del reddito prese in questi mesi di pandemia – spiega la dirigente sindacale - non hanno però potuto impedire la perdita di posti di lavoro, soprattutto fra lavoratori precari e autonomi, né il calo del reddito dei lavoratori, messo a dura prova da molti mesi di cassa integrazione. Per questo investimenti pubblici e privati e piano di assunzioni, a partire dai settori pubblici, sono necessari e urgenti".
Secondo le tabelle Eurostat rese note oggi (17 aprile) l'Italia ha perso nel 2020 oltre 39,2 miliardi di salari e stipendi, con un calo del 7,47% sul 2019. Nello stesso periodo in Francia sono stati persi 32 miliardi (ma su una massa salariale passata da 930 a 898 miliardi), con un -3,42%, e in Germania appena 13 miliardi su oltre 1.500 (-0,87%). Nell'Unione Europea a 27 il calo del monte salari è stata dell'1,92%. Il dato è ovviamente legato ai lunghi periodi di lockdown e alle altre chiusure, con la riduzione dell'occupazione e il massiccio uso della cassa integrazione. Il dato sulla massa dei salari a prezzi correnti nel 2020 in Italia (486,59 miliardi) è inferiore ai livelli 2016 e, di fatto, azzera la crescita che si era registrata sui salari a partire dal 2015.
Come in ogni nazione, anche nel nostro Paese il calo del complesso delle retribuzioni è legato alle restrizioni sulle attività per contenere il contagio da Covid, con il crollo dei contratti a termine e il largo uso degli ammortizzatori sociali. “Questi dati europei sui salari – conclude Tania Scacchetti - confermano quanto sia importante portare a compimento la stagione dei rinnovi contrattuali ancora aperti, alcuni fermi da anni. Solo partendo dalla centralità del lavoro si può sperare in una crescita sostenibile e giusta".