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"Chi per sbaglio si ritrova di riposo chieda di cambiare". E ancora: "Facciamo vedere che Unirai può mandare avanti l’azienda. E che con i suoi iscritti è in grado di raccontare tutto quello che succede, da New York a Lecce". È quello che si legge in una missiva inviata da Unirai – il sindacato di destra amato dal ministro Sangiuliano e dal dg Rossi – ai propri iscritti.
Poi in una nota la conferma. Lunedì 6 maggio non si sciopera, non si partecipa insomma all’agitazione indetta indetta da Usigrai: “I giornalisti di Unirai saranno regolarmente sul posto di lavoro per garantire agli utenti la normale informazione del servizio pubblico. Lo ha confermato, all'unanimità, l'assemblea degli iscritti riunita ieri”.
Poi, nello stesso comunicato si sottolinea: “Il nostro sforzo sarà quello di offrire, nel corso dell'intera giornata, i tg e i servizi informativi grazie anche al contributo di chi in queste ore sta decidendo liberamente e responsabilmente di lavorare prendendo le distanze da uno sciopero politico proclamato in nome di una falsa emergenza democratica". E infine: "Così come esiste il diritto di scioperare esiste anche quello di non aderire allo sciopero e nessuno può pensare di impedire o limitare questo diritto”.
Appare certamente singolare, a esser buoni, il tentativo di definire politico, in senso spregiativo, uno sciopero che l’Usigrai ha proclamato proprio contro il controllo politico esercitato dal governo sul servizio radiotelevisivo pubblico. Queste, infatti, in una nota dell’Usigrai le motivazioni della mobilitazione di lunedì 6 maggio: "Il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con il tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo, l’assenza dal piano industriale di un progetto per l’informazione della Rai, le carenze di organico in tutte le redazioni, il no dell’azienda ad una selezione pubblica per giornalisti, la mancata sostituzione delle maternità, la disdetta dell’accordo sul premio di risultato, senza una reale disponibilità alla trattativa, la mancata stabilizzazione dei colleghi precari".