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“Carenza di personale, carichi di lavoro ingestibili e fuga di operatori sanitari, definanziamento del Fondo sanitario, inflazione e caro energia. Il tutto mentre peggiora la qualità del servizio, tra liste di attesa che si allungano e pronto soccorso che vanno in tilt con tempi di risposta infiniti. Sotto questo peso la Sanità pubblica in Italia sta letteralmente crollando, mentre si allarga il peso del privato e si fanno largo le esternalizzazioni”. A mettere in fila le criticità che investono il servizio sanitario nazionale è la Funzione Pubblica Cgil, nel sottolineare come si tratti di “una combinazione di fattori che stanno letteralmente affossando la sanità pubblica e con essa operatori e cittadini. Non c’è tempo da perdere: servono risorse e assunzioni”.
Per la Fp Cgil, “le scelte scellerate compiute in questi anni ci stanno oggi presentando il conto, ed è molto salato: 40 mila letti eliminati in 10 anni, che vanno di pari passo con il taglio di 37 miliardi di euro di finanziamento pubblico sullo stesso periodo, attese infinite nei Pronto soccorso, che possono arrivare fino a tre giorni, mentre le liste di attesa si dilatano arrivando anche a due anni per ottenere una prestazione”.
In questo scenario, sul fronte lavoro, “gli operatori del servizio sanitario stanno pagando un prezzo altissimo. La situazione è drammatica: l’età media del personale sfiora i 50 anni (49,8 nel 2020), quando nel 2021 era di 43,5 anni. Un trend di invecchiamento che determinerà al 2030 il raggiungimento della pensione per 240 mila addetti, oltre un terzo del totale (664.686 al 2020)”.
“Piegati dai carichi di lavoro, e da una scarsa valorizzazione – rimarca la Funzione pubblica Cgil -, in tanti fuggono dal servizio sanitario verso il privato e verso quelle cooperative che stanno alimentando il fenomeno dei ‘gettonisti’. Senza fare proiezioni dettate dall’aumento progressivo dell’età media già oggi si stima che manchino più di 20 mila medici e almeno 60 mila infermieri. E non va meglio per i medici di famiglia, dove ne mancano almeno quattromila. Il perimetro pubblico si restringe sempre di più. I cittadini rinunciano a curarsi mentre avanza il settore privato, con una spesa sanitaria pagata dalle tasche dei cittadini che è passata dai 34,8 miliardi del 2019 a 37 miliardi”.
Se questo è il quadro, osserva la Fp Cgil, “le risorse previste dalla legge di bilancio non bastano assolutamente, risucchiate come saranno dal caro energia. E con gli obiettivi della missione 6 del Pnrr viviamo il rischio concreto che le risorse investite per le strutture facciano da apripista al più grande processo di esternalizzazione e privatizzazione mai visto senza un serio investimento in un piano straordinario di assunzioni”.
Secondo il segretario nazionale della Fp Cgil, Michele Vannini, “i numeri che abbiamo elencato disegnano un sistema a rischio default. Dove il diritto costituzionale alla salute spesso non viene garantito. Dove il passaggio degli operatori da eroi e angeli, così come venivano descritti durante l’emergenza pandemica, a ultimi e subissati è stato repentino e devastante. Si era detto ‘mai più’, eppure la situazione è ancora peggiore di quella pre pandemica. Non ci sono alternative: la sanità ha bisogno di risorse, di maggiori risorse; ma soprattutto ha bisogno di personale, da qui la nostra proposta di un piano straordinario per l’occupazione".
"Bisogna archiviare – rivendica Vannini – la stagione dei tagli e dei tetti di spesa, bisogna mettere al centro cittadini e lavoro. Fare un serio investimento sulla valorizzazione delle competenze e delle professionalità, costruire le condizioni affinché i dipendenti siano adeguatamente formati, coinvolti, motivati e tutelati. Gli operatori sanitari e sociali non possono aspettare che il settore crolli a causa della carenza di personale e di mancate risorse. I problemi sono urgenti e devono essere affrontati ora”, conclude.