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Sembra una contraddizione ma non lo è. Il campione di 800 uomini e donne di diverse età che rappresenta la popolazione italiana non è composto solo da lavoratori e lavoratrici, ma anche da pensionati e disoccupati. E allora quel che emerge dal Rapporto di ricerca elaborato dall'Osservatorio Futura nazionale afferma: “Per la metà del campione i posti di lavoro italiani sono mediamente meno sicuri degli altri paesi europei. La percentuale sale a quasi il 60% tra i più giovani e al Sud, dove probabilmente si avverte una maggiore insicurezza”. Solo il 31% degli intervistati ritiene la sicurezza in cantiere e in azienda come quella degli altri Paesi europei. Tra i lavoratori la percezione è parzialmente differente, uno su due si sente abbastanza sicuro e soprattutto oltre la metà di quanti hanno risposto al questionario ritiene che i pericoli maggiori derivino dal Covid e dallo stress. Solo l'11% ritiene che a causare incidenti siano macchinari e attrezzature pericolose.
Le cause degli incidenti sono quelle che conosciamo – afferma Francesca Re David, segretaria nazionale della Cgil commentando l’indagine -: la precarietà, la mancanza di investimenti sulla sicurezza, la formazione, il non utilizzo delle nuove tecnologie per aumentare la sicurezza. Ma dalle risposte del campione emerge abbastanza chiaramente una cosa che diciamo da tempo: c’è anche una mancanza di cultura generale sulla sicurezza che paradossalmente fa sentire al sicuro. Per questa ragione riteniamo che la cultura della sicurezza vada insegnata a partire dalle scuole”.
Se la paura del contagio da coronavirus è ancora presente, meno diffusa è la consapevolezza dei rischi che il lavoro può comportare rispetto alle malattie professionali. Per la dirigente sindacale: “negli anni l’attività della medicina del lavoro si è molto impoverita e se ne vedono gli effetti”. Molto diffusa, invece, è la preoccupazione rispetto allo stress che il lavoro può causare. Si legge nel Rapporto: “Per circa il 70% del campione il livello di stress lavoro correlato è destinato ad aumentare nei prossimi anni. Decisamente contenuta la quota di coloro che ritengono che sia destinato a diminuire”.
Ciò che preoccupa, e non poco, il sindacato è che ben il 49% degli intervistati ritiene di non aver fiducia nella possibilità che eventuali segnalazioni su salute e sicurezza trovino ascolto tra i dirigenti aziendali. Dice Re David: “Il tema del dare valore alle indicazioni dei lavoratori è assolutamente importante. Io credo che ci sia una vera sottovalutazione della solitudine dei lavoratori, soprattutto nelle aziende più piccole. Dove ci sono gli Rls e gli Rlst la situazione è diversa, loro svolgono una funzione, sono un punto di riferimento e fanno da tramite tra dipendenti e imprenditore. Ma in molte realtà non ci sono. Questo è un tema vero, bisogna dare valore ai lavoratori e alle loro rappresentanze, a partire dalle piccole aziende e da quelle in appalto”.
Su cosa fare, gli italiani e le italiane rappresentati dal campione sembrano avere le idee chiare: “Manutenzione regolare degli impianti e delle attrezzature, ma anche l’applicazione di pene più severe per chi trasgredisce le norme in materia di sicurezza. Molta importanza rivestono anche la maggiore stabilità occupazionale, le frequenti visite mediche, la formazione continua e il maggiore coinvolgimento dei lavoratori sui temi legati alla sicurezza”.
E il sindacato, secondo gli intervistati, "deve occuparsi del monitoraggio dei luoghi di lavoro e del rispetto della normativa; deve impegnarsi per garantire condizione di lavoro sicure e cercare di dare una maggiore tutela legislativa ai lavoratori".