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"Da questa piazza diciamo una cosa precisa: è il momento di cambiare. Serve una nuova qualità del lavoro, stabile e sicuro, un lavoro dove non si muore. Serve una nuova qualità di vita per le persone per guardare al futuro". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dal palco di piazza del Popolo a Roma, concludendo la manifestazione nel giorno dello sciopero generale dal titolo "Insieme per la giustizia".
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La prima risposta, esordisce il leader della Cgil rivolgendosi ai lavoratori, "arriva dal vostro sacrificio, da voi che aderite allo sciopero. Il primo pensiero va alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità, che oggi sono in servizio per noi". Proprio nella sanità "abbiamo pagato i tagli sulla nostra pelle: tagliare ha significato essere in difficoltà a inizio pandemia. Siamo qui anche per chiedere assunzioni in sanità. La solidarietà, andare in piazza anche per chi non c'è e proporre una riforma complessiva del Paese, è l'elemento da cui ripartire".
Maurizio Landini ha risposto alle critiche contro il ricorso allo sciopero generale: "È un diritto fondamentale. Il nostro Paese forse ha perso la memoria: ricordiamoci che lo sciopero è un diritto da quando fu sconfitto il fascismo. Proprio il regime lo sospese e proprio il movimento dei lavoratori nel 1943 proclamò lo sciopero generale contro il fascismo e contro la guerra, rischiando la prigione e la fucilazione. Oggi noi abbiamo usato il diritto di sciopero per dare voce a chi non ce l'ha e per applicare la Carta". Il movimento dei lavoratori non va mai sottovalutato: "Se nel pieno della pandemia il Paese si è dotato di un protocollo per la sicurezza, sono stati i lavoratori a scioperare per chiederlo".
Il presidente della Confindustria Bonomi si è detto "triste" per la protesta di oggi. "Noi guardiamo le persone negli occhi - ha proseguito -: quando qualcuno sta male non siamo felici, lo siamo solo quando tutti sono tranquilli. Se le persone rischiano di essere licenziate, delocalizzate, come avviene in questi giorni, allora anche noi non siamo felici: andiamo in piazza e lottiamo. Da parte sua, Confindustria dovrebbe dire ai loro associati di non delocalizzare e investire in questo Paese".
Landini è tornato a parlare della manovra del governo, ribadendo le critiche che hanno portato alla mobilitazione. "Una manovra espansiva, ma per chi? - si è chiesto - A chi risponde? È ora di dare un'informazione reale e numeri precisi: gli 8 miliardi dedicati al fisco non sono una grande cifra, perché lavoratori dipendenti e pensionati pagano ogni anno 900 miliardi attraverso l'Irpef. Noi abbiamo chiesto che gli 8 miliardi vadano tutti a dipendenti e pensionati, non al taglio dell'Irap. La nostra proposta è decontribuire il lavoro e aumentare le detrazioni. Si è scelto invece di agire sulle aliquote. Il risultato? Chi prende poco avrà ben poco. Basta vedere le buste paga dei lavoratori e verificare se il netto cala o aumenta. Se il vantaggio dell'intervento sono 6-7 euro in più al mese, allora di cosa stiamo parlando? Viene dato di più ai redditi alti, questa è una grave ingiustizia".
Così come ingiusto finora è stato il metodo dell'esecutivo. "Il 99% dell'Irpef lo pagano lavoratori dipendenti e pensionati - ha ricordato il segretario -: vi pare possibile che questi non abbiano la possibilità di intervenire? Lo abbiamo detto al governo. Ci hanno proposto la decontribuzione transitoria, solo per un anno, con i redditi sopra i 75mila euro senza vantaggi sempre per un anno. Poi ci hanno detto che il Consiglio dei ministri ha bocciato quell'ipotesi. In altre parole, alcune forze di maggioranza hanno detto no e adesso stanno tentando di reintrodurre la rottamazione delle cartelle esattoriali per chi non ha pagato, ovvero vogliono un nuovo condono fiscale". Lavoratori e pensionati invece le tasse le hanno sempre pagate: "Proprio per questo chiediamo che le paghino tutti. Non vanno abbassate a chiunque, solo a chi le paga. Bisogna introdurre il principio che chi ha di più deve pagare di più".
Tra i molti temi toccati da Landini c'è il modello per il futuro, proprio ora con l'occasione storica dei soldi del Pnrr. "Quale modello vogliamo? Il mercato da solo non risolve i problemi. C'è bisogno di nuove politiche industriali, nuovi investimenti pubblici, dobbiamo dare un indirizzo preciso. È il momento di utilizzare le risorse per avere politiche industriali serie. Pensiamo alle auto e bus elettrici: le produzioni nuove vanno fatte in Italia, non comprate in Cina, dobbiamo avere la capacità di produrre e creare lavoro da noi". E ancora: "Serve un'agenzia nazionale che indirizzi lo sviluppo. Se partono i 200 miliardi di investimenti nei prossimi sei anni, l'ora di agire è adesso".
Insomma c'è bisogno di unire il Paese, non dividerlo, ha detto Landini. "Non lo divide lo sciopero generale, ma l'evasione fiscale non combattuta, la precarietà nel lavoro, l'ingiustizia. Oggi occorre un cambiamento: servono leggi per modificare le cose sbagliate". In particolare, "la precarietà si combatte cancellando forme di lavoro assurde che sono state introdotte per legge. Il Jobs Act diceva che cancellando l'articolo 18 avremmo dato un futuro e lavoro per il Paese: a distanza di anni siamo messi peggio del 2014, con meno lavoro e diritti. Cambiamo quelle norme. Introduciamo un nuovo contratto di inserimento al lavoro, fondato sulla formazione e sulla stabilità".
Lunedì il governo ha convocato i sindacati per parlare delle pensioni. "Ci andiamo per ottenere una riforma vera, vogliamo superare la Fornero. Sono cambiati vari governi, ma noi abbiamo sempre le stesse piattaforme. Adesso nessuno vuole discutere su come cambiare questa legge: noi non ci stiamo, siamo indipendenti, non giudichiamo i governi per come sono composti ma per le cose che fanno. Rispondiamo solo al mondo del lavoro, che tiene in piedi questo Paese. Per noi oggi - ha aggiunto - non è la fine della mobilitazione, è l'inizio: non rinunciamo all'idea della riforma delle pensioni, del superamento della precarietà, del lavoro e della riforma fiscale. Le piazze ci dicono che noi non siamo isolati, andremo avanti, andremo nelle scuole, nelle piazze, nelle periferie: ci arriva una domanda di partecipazione che non viene ascoltata".
È uno sciopero politico? "Certo - risponde Landini -, quando andiamo in piazza per rispondere agli interessi di tutti e chiedere una riforma del Paese facciamo politica, nel senso più nobile del termine, come dovrebbero fare i partiti. È una giornata bellissima, perché abbiamo rimesso al centro il lavoro e i bisogni reali. Mi auguro che anche la piazza di sabato della Cisl siano piena, vogliamo unità nel mondo del lavoro, vogliamo unità sindacale e ci batteremo per averla. Andiamo avanti tutti insieme".