PHOTO
Con 179 voti favorevoli, 14 contrari e 3 astenuti, l'8 aprile, l'assemblea generale della Filctem Cgil ha eletto Marco Falcinelli come nuovo segretario generale. “La Filctem è nata dalla riunificazione di categorie e settori diversi: l'energia, la chimica, i tessili e tutto quanto ruota intorno al made in Italy. Siamo riusciti a immaginare una categoria in anticipo rispetto ai tempi, un sindacato in grado di contaminarsi. Oggi possiamo dire che quel percorso è stato ultimato.” A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1, è stato lo stesso Falcinelli.
“Possiamo guardare con ottimismo al futuro - ha continuato -, e lo facciamo con l'idea di dare un contributo alla confederazione per rispondere meglio all'esigenza della diminuzione del numero delle categorie. Di fronte alla frantumazione del mondo del lavoro, infatti, rappresentiamo un elemento di unificazione per le politiche contrattuali e organizzative. Quello della Filctem, quindi è un modello vincente, che guarda all'orizzonte della riduzione del numero dei contratti, tenendo conto del problema della rappresentanza, della rappresentatività, e della necessaria lotta ai contratti pirata”.
La Filctem, in effetti, è coinvolta in un numero considerevole di contratti: ben 22, “ognuno dei quali, però, rappresenta una specificità di settore, e in cui il fenomeno della frammentazione si è fatto sentire”. Falcinelli fa riferimento, ad alcune attività di filiera, “come il tessile, ma anche ad altri settori del manifatturiero che hanno registrato uno spezzettamento dei siti produttivi”. Il sindacato, ora, con il rinnovo dei contratti sta cercando “di rimettere tutto insieme, ragionando in termini di filiera, e di siti di prodotti integrati”. Nel corso degli anni, questa operazione “è riuscita anche abbastanza bene”, anche se “purtroppo il fenomeno della frammentazione continua. Quindi dovremo provare a inventarci qualcosa di nuovo. I nostri contratti, però, ad oggi rispondono in maniera ottimale alle condizioni in cui si trova il settore”.
I corollari della frammentazione del mondo del lavoro sono “il lavoro povero, i bassi salari e il dumping salariale”. La risposta che il governo vuole dare a questi problemi “è il salario minimo orario legale”, mentre “in Italia il problema è di dare un contratto nazionale anche a chi non ce l'ha”. Il salario minimo, infatti, così per come è stato proposto dal governo, rischia di “destrutturare e mettere in seria difficoltà il mondo contrattuale e quello delle relazioni sindacali e industriali”.
Le aziende, con il salario minimo che è stato proposto, troverebbero infatti “una facile scorciatoia, perché lo applicherebbero facendo finta che tutto quello che contengono i contratti nazionali in termini di diritti, di tutele, di condizioni della prestazione non esista”. Per questo il tema della rappresentanza torna ad essere decisivo: “Dobbiamo decidere chi rappresenta chi, e mettere sul tavolo un ragionamento che riguarda anche l'applicazione dei contratti nazionali - ha concluso Falcinelli -. Finora ne abbiamo viste di tutti i colori. C'è quindi un problema di certezza della rappresentanza, di perimetro e di applicazione dei contratti. La risposta deve essere dunque quelal di riconoscere il valore legale del contratto nazionale”.