Vola alto la Cgil di Maurizio Landini che apre di fatto la stagione del congresso con un confronto schietto e profondo con quella parte di politica che, nonostante alcune evidenti differenze, è più vicina alle sensibilità del sindacato. Due sono le parole d’ordine da riconquistare, la rappresentanza e il lavoro. La sintesi di queste due battaglie è il cuore del messaggio finale di Landini.
“La nostra ambizione è ricostruire l’unità sociale di questo Paese. A partire dal mondo del lavoro, mai come oggi diviso e frantumato. Riportarlo al centro, anche nell’azione politica, nelle scelte da compiere. Per ricostruire la democrazia”. Ecco come la visione del segretario generale della Cgil riesce a unire due punti apparentemente distanti, a sciogliere due nodi che da troppo tempo sono venuti al pettine: ricostruire la rappresentanza attraverso la centralità del lavoro, nelle riflessioni, nelle scelte, nella società.
“Dobbiamo tornare a essere vicini alle persone, dare risposte ai loro problemi, metterle al centro dei processi decisionali. Troppo spesso in questi anni le scelte sono avvenute altrove, senza coinvolgere i lavoratori”. È questo il tema per Landini, “una ricostruzione culturale dove il lavoro sia di nuovo al centro”.
Dopo anni e anni di governi di centro-destra e centro-sinistra in cui il lavoro è stato messo in discussione e ha perso valore, “abbiamo organizzato questo confronto per dire che il sindacato, la Cgil, c’è e vuole essere alla pari della politica, perché svolge anche una funzione politica. Io – dice Landini – non mi accontento di chiedere più salario e meno ore di lavoro, ma voglio che le lavoratrici e i lavoratori partecipino direttamente alla vita delle imprese. Il lavoro non può tornare a essere una merce. La centralità della persona non può essere messa da parte. Ci deve essere pari dignità tra lavoro e impresa”.
Il segretario generale della Cgil ricorda la ragazza che pochi giorni fa ha pubblicato sui social il proprio rifiuto a un’offerta di lavoro che prevedeva una paga di 280 euro al mese. “Avrei voluto una sollevazione popolare contro il datore che ha fatto quella proposta inaccettabile. Perché quella sulla dignità e il valore del lavoro dovrebbe essere una battaglia comune”.
Per cambiare si parte dalla concretezza dei prossimi appuntamenti, materia della discussione della mattinata. La priorità è la prossima legge di bilancio, la qualità delle scelte che farà il governo avrà un impatto sulla vita degli italiani in un momento così difficile. “Noi – dice Landini – non aspetteremo di essere convocati a ottobre per conoscere le decisioni del governo, non faremo gli spettatori, costruiremo a breve le nostre proposte. E faremo lo stesso sul tema della transizione, perché vogliamo batterci ora per essere all’avanguardia di questi processi, non solo per capire come proteggere il lavoro, ma anche per partecipare alle scelte industriali che guideranno questo cambiamento. Questa è la funzione che ci sentiamo oggi di svolgere”.
Le lavoratrici e i lavoratori e chi li rappresenta devono partecipare attivamente ai grandi processi di cambiamento in atto nella società. Devono essere coinvolti nelle scelte che determineranno il futuro. È questo il messaggio della Cgil e un punto dal quale partire – o meglio – ripartire, se la politica vuole davvero tornare a rappresentare le persone.