“Il Jobs Act ha diviso le persone. I nuovi assunti e chi cambia lavoro dopo il 7 marzo 2015 non ha più la tutela della reintegra contro i licenziamenti illegittimi”. Così il segretario generale Cgil Maurizio Landini in un’intervista apparsa oggi (lunedì 20 maggio) su Repubblica, precisando che “questo crea divisione nel mondo del lavoro, tra chi ha più tutele e diritti e chi meno. Di questo chiediamo l'abrogazione”.

Tra gli obiettivi del Jobs Act, poi, c’era il voler arginare il fenomeno delle false partite Iva. “È sotto gli occhi di tutti che l'uso delle false partite Iva non si è mai fermato”, prosegue il leader sindacale: “Basta guardare alla tragedia di Firenze, la strage dei cinque operai morti nel cantiere del supermercato. Su 60 imprese risulta che 20-25 erano in realtà singole partite Iva”.

Il ricordo di Massimo D’Antona

Il 20 maggio 1999 Massimo D'Antona, giuslavorista, docente universitario e consulente del ministero del Lavoro, venne ucciso dalle Nuova Brigate Rosse mentre stava uscendo da casa per andare nel suo studio. “Un’eredità che sentiamo forte. Lavorava per estendere a tutti i lavoratori stesse tutele e stessi diritti”, dice Landini, che stamani parteciperà alla commemorazione in via Salaria, a Roma.

“All'epoca ero segretario Fiom Cgil Emilia Romagna. Ricordo che ci fu una reazione di incredulità prima e di rabbia poi”, rievoca Landini: “Si pensava che il terrorismo brigatista fosse scomparso. Invece aveva colpito non solo un intellettuale e uno studioso di alto profilo, ma un giurista militante. Aveva fatto parte della consulta giuridica della Cgil, e collaborato con vari governi”.

Il segretario Cgil ricorda che “la grande manifestazione dei tre milioni al Circo Massimo era per la difesa dell'articolo 18, ma anche in risposta all'uccisione di Marco Biagi, l'altro giuslavorista ucciso tre anni dopo D'Antona. I terroristi sono stati sconfitti dalla grande reazione dei lavoratori e dal sacrificio di uomini in divisa, come Emanuele Petri, che pagò con la vita la cattura degli assassini di D'Antona e Biagi”.

Lo Statuto dei lavoratori

Il 20 maggio 1970 è anche la data di nascita dello Statuto dei lavoratori. “Se 54 anni fa il Parlamento ha votato lo Statuto, lo dobbiamo alla lotta del movimento operaio”, illustra Landini: “La legge 300 ha sancito l'ingresso della Costituzione nel mondo del lavoro, con la garanzia contro i licenziamenti illegittimi e la conquista della reintegra, il diritto di assemblea e di eleggere i delegati sindacali”.

Il segretario Cgil rimarca che “D’Antona fu tra quanti si posero il tema di estendere diritti e tutele a tutte le persone e le forme di lavoro. Fu la sua grande intuizione. E la sua eredità come Cgil vogliamo cogliere, presentando a breve proposte di legge di iniziativa popolare. Non vogliamo solo ripristinare e difendere lo Statuto. Ma affermarne uno nuovo, che valga anche per i lavoratori delle piattaforme e gli autonomi”.

Precarietà e ruolo del governo

“La logica di ridurre le tutele ai garantiti, anziché allargarle ai non garantiti, ha prodotto una precarietà senza precedenti nella storia d'Italia e senza paragoni nell'Europa industrializzata”, dice Landini: “Si è affermata una legislazione del lavoro che nulla ha a che fare con l'insegnamento di D'Antona. E un modello di impresa fondato sul basso costo del lavoro, sulla precarietà e sulla logica di subappalti, esternalizzazioni, gare al massimo ribasso, anziché su investimenti, sicurezza, qualità del lavoro e innovazione”.

Per Landini siamo oggi in presenza di “leggi che rispondono a una logica in cui la concorrenza tra imprese si fa sulla precarietà senza regole, senza vincoli sociali al mercato e serie politiche industriali. Il risultato sono salari più bassi, scarsa produttività, investimenti tecnologici insufficienti. E il nostro sistema manifatturiero sempre più a rischio”.

Il segretario generale Cgil sottolinea che “in Italia i lavoratori e il Paese stanno peggio di 25 anni fa. Le forme di occupazione che crescono di più sono le meno pagate e precarie: 4,5 milioni in part-time, 3 milioni a tempo, un milione a chiamata, un milione interinali. Oltre alle partite Iva non per scelta. Poveri pur lavorando. È ora di cambiare registro. E vogliamo farlo aumentando i salari con i contratti nazionali e abrogando le leggi sbagliate”.

L’ultimo commento è per il governo. “Non solo non ama il dissenso, ma mette in discussione qualsiasi forma di critica e cerca di far saltare i contropoteri sanciti dalla Costituzione”, conclude Landini: “Penso all'attacco al diritto di informazione, al diritto di sciopero, all'autonomia della magistratura, alle azioni contro gli studenti che mai hanno espresso violenza, ma solo punti di vista. L'unico piombo che vedo è quello del ritorno della guerra e dell'uso delle armi. Anche per questo, per la Costituzione, la pace e l'unità del Paese, saremo in piazza a Napoli sabato 25 maggio, con le associazioni della Via Maestra”.