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C’è una questione sulla quale tutti i partecipanti alla tavola rotonda conclusiva della due giorni organizzata a Napoli dalla Fisac, “Sud in crescita”, concordano: per lo sviluppo del Paese serve una politica industriale a medio e lungo termine che abbia al centro l’infrastrutturazione del Paese tutto. E il secondo punto di convergenza tra Carlo Cimbri, presidente Unipol Gruppo e Unipol Sai Assicurazione; Augusto Dell’Erba, presidente di Federcasse; Antonio Patuelli, presidente Abi; Maurizio Landini, segretario generale della Cgil è che senza lo sviluppo del Mezzogiorno non ci sarà crescita per il Paese.
A moderare il confronto Janina Landau, giornalista di Class Ncbc che per avviare la discussione ha ricordato le parole della padrona di casa, Susy Esposito, segretaria generale della Fisac: “Occorre favorire un reinsediamento delle banche nelle aree abbandonate, sulla base della popolazione e della domanda potenziale (forza lavoro, redditi, risparmi e investimenti, presenza di attività produttive), con uno sguardo lungo, oltre i piani industriali, anche in funzione delle prospettive offerte dalle nuove economie generate dalle missioni del Pnrr e dai progetti legati ai fondi per la coesione”.
Proposta interessante a cui gli interlocutori hanno dato risposte altrettanto interessanti. Per Cimbri “il sistema finanziario è fatto da risparmi e investimenti al servizio di quello economico. Dove quest’ultimo è più florido là dove ci sono anche più investimenti e il Meridione sconta una atavica debolezza del sistema imprenditoriale”. Non solo, ovviamente la diminuzione di sportelli dipende anche dalla velocità della trasformazione tecnologica che è contemporaneamente una grande opportunità, ma se non capìta e governata può essere un rischio per la trasformazione e quindi perdita di lavoro.
Patuelli ha però ricordato che fino al dicembre del 1989 gli sportelli bancari nelle Regioni meridionali erano 3.788, poi vennero liberalizzati e grazie alla concorrenza arrivarono nel 2008 ad essere 7.583. Oggi dopo le crisi che si sono susseguite sono 4.750. Ma c’è un ma, secondo il presidente di Abi: “Le banche subiscono una concorrenza sleale, Banco Poste non ha licenza bancaria ma viene privilegiata dallo Stato assegnandole senza bandi tutti le carte di credito che emette, per dare sussidi e contributi, e consentendo che i Comuni le affidino le tesorerie anche in questo caso senza gare”. Per Dell’Erba è la stessa natura del credito cooperativo a far sì che esso sia profondamente legato al territorio e nel Sud ve ne sono 61 con il 15% di sportelli.
Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha sottolineato come le diseguaglianze tra Nord e Sud siano aumentate e come la raccolta di risparmio del Mezzogiorno venga poi impiegata al Nord acuendole. Il punto, allora, è “come utilizzare il risparmio per creare lavoro e sviluppo”. Anche in questo caso la risposta è stata unanime: servono politiche industriali di medio lungo periodo. “Il mercato da solo non può farcela”, ha ricordato Landini che ha aggiunto: “Da tempo la Cgil ha proposto la creazione di una agenzia per lo sviluppo ma non abbiamo avuto risposte. Ora il rischio e che non si riescano a spendere tutte le risorse del Pnrr e del fondo complementare pensato proprio per le infrastrutture”. A questo proposito il dirigente sindacale ha ricordato che fu Draghi a fare una legge, in osservanza delle indicazioni europee, sulla governance del Pnrr che prevedeva un protagonismo dei sindacati sia a livello nazionale che territoriale. Poi nulla si è fatto.
Insomma, per realizzare le infrastrutture che servono occorrono investimenti e fare sistema. “Lo avevamo chiesto, serve una riforma della Pubblica amministrazione e un piano di assunzioni. Serve una riforma fiscale coerente con la Costituzione, quella approvata dal governo proprio non va bene. Così come la Nadef è un elenco di titoli, anche questi non in linea con i bisogni del Paese. Se la legge di bilancio – ha concluso il segretario – sarà in linea con la Nadef, sarà inevitabile proseguire con la mobilitazione in tutte le forme consentite fino allo sciopero generale. Il 7 ottobre sarà una grande manifestazione, continueremo il cammino sulla via maestra insieme alle oltre 250 associazioni con le quali riempiremo Piazza San Giovanni”.