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Le biblioteche pubbliche statali sono ormai un deserto: serve subito un cambio di rotta, che deve tradursi in nuove assunzioni. Questo l'allarme che arriva dal sindacato. “Nel contesto desolante della desertificazione del ministero della Cultura, ridotto ormai alla metà del personale previsto, spicca la vicenda delle Biblioteche pubbliche statali, depositarie di un immenso e prestigioso patrimonio culturale, il cui degrado organizzativo ha ormai raggiunto livelli insostenibili”. A denunciarlo è la Fp Cgil.
La sigla sottolinea come tale degrado derivi “non solo dalle condizioni strutturali che affliggono tutti i cicli lavorativi interni al ministero, ma anche per effetto di scelte riorganizzative spesso incomprensibili, i cui effetti sono ormai purtroppo del tutto evidenti nel rischio concreto di abbandono e di marginalizzazione istituzionale”, rivendicando quindi “un cambio di rotta delle politiche culturali e uno specifico piano straordinario di assunzioni”.
I CASI
Il sindacato elenca alcune delle situazioni più critiche. “La scelta ideologica di puntare tutto sulla cosiddetta valorizzazione - sostiene la Fp Cgil - ha prodotto nel corso di questi anni situazioni inimmaginabili: la drastica riduzione dei dirigenti assegnati al settore, l’inserimento di Biblioteche prestigiose come la Braidense, l’Estense, la Palatina e la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte alle dipendenze dei circuiti museali che hanno ben altra mission rispetto ai compiti di tutela conservazione e fruizione del patrimonio librario, le spoliazioni delle sedi storiche, che hanno colpito la Biblioteca Universitaria di Pisa, da dieci anni ormai smembrata nel suo patrimonio per effetto di un vero e proprio pretestuoso tentativo di sfratto dalla sua sede storica; la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, al centro di interventi normativi che ne ipotizzano la trasformazione in una Fondazione e soggetta all’abbandono della sua sede storica di Piazza Venezia a Roma; la Biblioteca Nazionale di Napoli, per la quale è in programma uno spostamento dalla sua sede di Palazzo Reale sulla base di un progetto di creazione di un “polo culturale”, che ha solo l’effetto di produrre opportunamente spazi espositivi al neonato Museo Autonomo di Palazzo Reale e di snaturare la funzione istituzionale della Biblioteca, come ben argomentato dal Comitato di lavoratori e utenti che si sta battendo con determinazione contro questo ennesimo tentativo di sfratto”.
Ancora, fa sapere la Funzione Pubblica Cgil, “a questo si aggiunge l’ormai drammatica situazione degli organici, che sta vedendo la progressiva sparizione di figure centrali, come i funzionari bibliotecari e il personale di supporto amministrativo e tecnico, la perdita imminente o già avvenuta dei laboratori di restauro, a partire dal quello più prestigioso della Biblioteca Nazionale di Firenze. In questi giorni tutti i sindacati rappresentativi hanno proclamato per il 20 giugno uno sciopero del personale della Biblioteca Isontina di Gorizia, dopo avere inutilmente per mesi tentato un confronto con le strutture ministeriali e gli enti locali al fine di trovare soluzioni al rischio concreto di chiusura. Sempre in questi giorni la direzione della Biblioteca Universitaria di Cagliari pubblica uno sconcertante avviso sulla pagina social con il quale offre l’opportunità, a studenti e laureati, di stage, naturalmente non retribuiti, con l’evidente scopo di sopperire in questo modo alla carenza endemica di personale. Attirandosi una valanga di critiche sui social e una ferma posizione di condanna da parte della Fp Cgil di Cagliari. Potremmo continuare con questo triste elenco: ormai quotidianamente riceviamo segnalazioni da tutto il territorio nazionale che misurano il progressivo e apparentemente inarrestabile declino di uno dei settori più prestigiosi per la cultura del nostro Paese”.
SERVE UN CAMBIO DI ROTTA
Nulla avviene a caso, osserva la Funzione pubblica Cgil, “esistono precise responsabilità politiche e sembra prevalere un disinteresse generale del governo e delle forze politiche, nonché, spiace dirlo, un atteggiamento superficiale dei media, sempre attenti agli effetti della spettacolarizzazione delle politiche di valorizzazione e molto meno al reale funzionamento delle istituzioni culturali del nostro Paese".
"Noi certamente non ci rassegniamo - prosegue - a questo sostanziale arretramento delle politiche pubbliche e utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione per rappresentare la realtà effettiva del loro declino, avviare le mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, sensibilizzare l’opinione pubblica insieme ai pochi intellettuali che denunciano la gravità di questa situazione e alle associazioni che operano in difesa del nostro patrimonio culturale. Servono una radicale modifica degli indirizzi di gestione delle politiche culturali e un piano di occupazione straordinaria nei servizi dedicati: solo rimettendo al centro il lavoro stabile e riconosciuto, la sua qualità e dignità, si possono avere ragionevoli opportunità di cambiamento e di rilancio di questo settore - conclude - fondamentale per la crescita civile e democratica del nostro Paese”.