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"Nell’incontro, tenutosi oggi, 26 maggio, presso il ministero delle Imprese e del made in Italy, la direzione di Industria italiana autobus ha spiegato che ci sono molti ordinativi acquisiti e che dovrebbe essere possibile incrementare la produzione. Inoltre, ci è stato detto che sarebbe stata intrapresa una collaborazione commerciale con il gruppo Caetano, a sua volta partecipato da Toyota e forse interessato in prospettiva a entrare anche nella compagine societaria. È stata poi smentita la voce di progetti di esternalizzazione della produzione. Invitalia ha dichiarato di aver già provveduto a ricapitalizzare e a rifinanziare Iia e più in generale di essere pronta a fare la propria parte a fronte di una gestione oculata della azienda. Da altro punto di vista ha informato che al momento sussistono molteplici manifestazioni di interesse per Iia". Così in una nota congiunta Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Uglm.
"Come sindacato, abbiamo espresso la nostra preoccupazione per i ritardi produttivi che potrebbero portare non solo al pagamento di penali ma anche alla rescissione dei contratti. Chiediamo di conseguenza maggiore confronto sul piano industriale e soprattutto un intervento da parte dei soci pubblici per salvare una situazione prima che sia troppo tardi. Quanto ai possibili interessamenti da parte di investitori, siamo favorevoli all’arrivo di un socio industriale, ma chiediamo che i soci pubblici non si disimpegnino e, anzi, accompagnino il processo di rilancio anche in termini finanziari", proseguono le sigle di categoria.
"Al ministero diamo atto di aver sostenuto Iia nelle sue esigenze di liquidità attraverso Invitalia, ma chiediamo un ulteriore sforzo, accompagnato da un vigile interessamento, al fine di verificare che le immissioni di liquidità possano davvero garantire il rilancio. In questa fase di annunciata espansione del trasporto pubblico, sarebbe imperdonabile perdere un patrimonio industriale nazionale, quale è Industria italiana autobus. Occorre un intervento del Governo per sventare il rischio paradossale di naufragio di un'impresa in mano pubblica che lavora per il pubblico e, per giunta, in un comparto di pubblica utilità", concludono le organizzazioni sindacali.