PHOTO
Era il 2018 quando tre grandi hotel di Palermo, edifici ottocenteschi ricchi di storia, sono stati acquistati da tre diverse società: la monumentale Villa Igiea è stata rilevata da Rocco Forte, il Grand Hotel Des Palmes, gioiello liberty, dalla Algebris di Davide Serra e l’Hotel Excelsior, costruito per la grande Esposizione Nazionale del 1891, dalla Luxury Private Properties della famiglia fiorentina Giotti.
Un passaggio di mano che doveva aprire alla immediata riqualificazione delle strutture, che però per l’Excelsior è tardata ad arrivare. E non è questa l’unica differenza tra le nuove gestioni dei tre alberghi palermitani. Nel 2020, forte del finanziamento di Invitalia, la famiglia Giotti ha annunciato la ristrutturazione che avrebbe portato l’hotel da 4 a 5 stelle: 62 camere con centro congressi, spa e ristorante panoramico. Di questo rilancio si è parlato nuovamente un anno dopo, all’inizio del 2021: nel 2020 si annunciavano nuovi posti di lavoro, nel 2021 si garantivano quelli esistenti, ma poi non è accaduto neanche questo.
Mentre i dipendenti di Villa Igiea e del Des Palmes ricevevano garanzie occupazionali concrete alla vigilia della chiusura per i lavori di ristrutturazione, iniziati tempestivamente, il personale dell’Excelsior è passato attraverso quattro anni di bugie e di pressioni, per approdare al licenziamento collettivo formalizzato all’inizio di questo anno.
“Sin dal suo arrivo, nel 2018, la proprietà ci ha fatto sentire dei pesi – racconta Ada, con una ventina di anni di servizio al front office dell’hotel – ci ripetevano sempre che eravamo stati noi a far fallire l’Acqua Marcia, la precedente proprietà. Subivamo una forma di pressing al lavoro che non ci faceva stare bene: il loro scopo è stato chiaro fin dall’inizio, volevano che ce ne andassimo via e preferivano che lo facessimo con le nostre gambe”.
Alla minima difficoltà la litania era sempre la stessa, ‘Se non le sta bene questa è la porta’, ‘ Poi non vi lamentate quando vi licenzieremo’. Qualcuno ha ceduto e ha lasciato il lavoro. “Il legale al quale avevano affidato tutte le contrattazioni alle riunioni parlava con insistenza di ‘pecore nere’ – prosegue la lavoratrice – e i sindacati non erano ben visti”.
I primi a fare le spese del nuovo corso sono stati gli addetti ai piani, impiegati con una ditta esterna – fattorini, cameriere, governanti. “Gli accordi con la vecchia società prevedevano il loro assorbimento ed è quello che è accaduto negli altri hotel acquisiti, dove sono stati assunti a tempo indeterminato – spiega Giusy, segretaria ricevimento e cassa, 23 anni di lavoro tra Villa Igiea e l’Excelsior – loro invece li hanno assunti nel 2019 con un contratto di un anno e una volta scaduto il 7 gennaio, poco prima della pandemia, li hanno licenziati. Sono arrivati e hanno fatto subito la guerra a tutti, non hanno neanche tentato di conoscerci, di valutare le nostre professionalità e non c’è nessuno tra noi con meno di 15, 20 anni di esperienza”.
“Poi siamo andati in cassa integrazione, che non hanno anticipato – prosegue – e in tutto questo tempo non si sono fatti mai sentire”. A rompere il silenzio è l’avvocato del gruppo, lo scorso ottobre, che propone ai dipendenti un esodo con 2000 euro di scivolo. “Una proposta indecente dopo tanti anni di lavoro, accompagnata dalla vaga promessa, niente di scritto, di un possibile riassorbimento dopo due anni. Come posso fidarmi di loro?” si chiede Giusy.
Qualcuno ha accettato i 2000 euro, qualcun altro ha deciso di resistere. “A chi non ha accettato hanno detto ‘mi dispiace per lei, purtroppo poi si renderà conto, quando vedrà entrare i suoi colleghi e lei resterà fuori’ – racconta Renato, chef de rang, impiegato dall’83 prima a Villa Igiea e poi all’Excelsior – ma chi ha firmato con la speranza di assicurarsi il lavoro, lo avrà davvero? Una cosa è certa, non avranno più gli stessi diritti”.
Il punto è questo, tornare, ma a quali condizioni? “L’albergo adesso lo stanno ristrutturando, diventerà un 5 stelle e avrà bisogno di più personale – spiega Renato – ma noi veniamo dalla vecchia società e abbiamo un costo, un regolare contratto aziendale con gli scatti di anzianità. Invece la nuova proprietà non ci ha più fatto firmare le presenze e non ha pagato gli straordinari, con loro sai quando entri e mai quando esci. Il problema alla fine è solo questo, noi gli pesiamo, sin al primo momento hanno detto che gli costavamo tanto. Era chiaro che volessero far fuori tutto il personale, come è successo nell’hotel di Siracusa, dove hanno licenziato tutti prima di ristrutturare e non hanno ancora aperto”.
Un assaggio di quello che potrebbe essere il futuro dei prossimi assunti è arrivato con il contratto a termine di un giovane stagionale: il ragazzo non aveva orari e “a un certo punto ha detto di non sentirsela più di lavorare dalle 6.45 del mattino fino a mezzanotte, tutti i giorni – racconta Renato - minacciando di rivolgersi ai carabinieri. Il giorno dopo non c’era più”.
“L'azienda non usa il contratto di formazione per formare, ma per pagare meno il personale tenendolo sempre sulla graticola – spiega Ada - perché se ai lavoratori con un contratto a breve scadenza si chiede di lavorare 12 ore al giorno difficilmente si otterrà un rifiuto. È un ricatto continuo”.
Sono 11 i dipendenti rimasti, a ricevere la lettera di licenziamento. “Ho un’età in cui non è facile ricollocarsi e poi ero affezionata a quel posto, per me rappresenta tanto. All’Excelsior ho mosso i miei primi passi nel mondo del lavoro, l’azienda mi ha dato l’opportunità di crescere. Per me è stata la vita”.
La vita. Perché dietro la facciata dorata del recupero di un edificio storico, della lievitazione delle stelle, dietro la costituzione del “principale polo del lusso in Sicilia” come ebbe a dichiarare la nuova proprietaria dell’Excelsior, c’è proprio questo, la vita dei lavoratori e il disprezzo dei loro diritti.