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Kos Care, il gruppo sanitario privato impegnato nel settore della salute e della cura delle persone, ha comunicato unilateralmente di vuole effettuare un trasferimento di ramo d’azienda a Kos Servizi, coinvolgendo in questa operazione 243 lavoratrici e lavoratori operanti in 29 strutture del gruppo, distribuite in 7 diverse regioni, senza alcuna motivazione all’origine del passaggio, ma solo un mero spostamento di lavoratori con riduzione dei costi.
Un’operazione di esternalizzazione, peraltro all’interno dello stesso gruppo, con conseguente cambio del contratto di lavoro per le lavoratrici e i lavoratori interessati. Kos Care cederebbe infatti in appalto a Kos Servizi la gestione delle attività di pulizia e ristorazione attraverso un cambio di contratto che però non garantisce la salvaguardia della retribuzione e il mantenimento complessivo dei diritti alle lavoratrici e dei lavoratori interessati da tale procedura.
Nel dettaglio 200 passerebbero dal contratto Anaste a quello Aris Rsa, 26 da Sanità Privata ad Aris Rsa, mentre 17 rimarrebbero nello stesso contratto, ovvero Aris Rsa ma, come tutti gli altri, cambiando il datore di lavoro: da Kos Care a Kos Servizi.
A denunciarlo sono le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs, nel dare notizia di come il tentativo di conciliazione richiesto al Ministero del Lavoro si sia concluso con un mancato accordo e l'avvio di un percorso di mobilitazione.
Kos, azienda del Gruppo Cir e partecipata dal fondo F2i, con 154 strutture tra Italia - prevalentemente nel nord e nel centro - e Germania, con ricavi nel 2021 per oltre 660 milioni, non è la prima volta che opera scelte in tale direzione, tra Kos Care e Kos Servizi. I sindacati, infatti, nel corso del tentativo di conciliazione, così come in tutta la trattativa intercorsa nei mesi passati, hanno chiesto che si salvaguardasse la retribuzione dei lavoratori coinvolti, attraverso accordi di armonizzazione, garantendo quindi stesso salario e stessi diritti alle lavoratrici e ai lavoratori interessati. Per queste ragioni i sindacati hanno chiesto di rispettare la norma e lo spirito dell’articolo 2112 del codice civile, conservando le condizioni normative e salariali attualmente in godimento ai dipendenti interessati dal trasferimento di ramo d’azienda.
Nello specifico infatti a 226 lavoratrici e lavoratori è stato prospettato il passaggio al contratto Aris Rsa senza la salvaguardia della retribuzione annua in godimento, determinando per questa via un peggioramento del trattamento normativo e salariale. Il cambio di contratto, come prefigurato dall’azienda, secondo i calcoli dei sindacati, determinerebbe una perdita economica con una riduzione del salario anche fino a 237 euro mensili, a seconda dei nuovi livelli di inquadramento, per arrivare fino a 386 euro mensili per il personale a cui attualmente è applicato il Ccnl Aiop Aris sanità privata.
Per quanto riguarda le tre strutture dell’Emilia-Romagna, i sindacati hanno chiesto che fossero stralciate dalla procedura di esternalizzazione, in quanto la scelta di Kos di inserire queste strutture all’interno del trasferimento è in contrasto con la delibera emanata dalla Regione sul finanziamento del contratto della sanità privata.
Infine, ultimo punto, la richiesta a Kos Servizi del mantenimento in futuro degli organici e del monte orario attualmente prestato da queste lavoratrici e lavoratori. Su questi punti si è registrata una chiusura da parte di Kos che ha fatto sapere di voler procedere con tale cessione a fronte di un contratto di appalto per la gestione delle attività di pulizia e ristorazione, senza alcun accordo sindacale. Di fatti, come risulta ai sindacati, le società Kos Care e Kos Servizi hanno già iniziato a inviare ai lavoratori interessati le comunicazioni della cessione di ramo d’azienda e il relativo cambio contrattuale.
Non è stato possibile quindi raggiungere alcun accordo, da qui l’avvio della mobilitazione unitaria in tutte le strutture del gruppo Kos con l’obiettivo di spingere l’azienda a bloccare una cessione che grava sulle spalle dei lavoratori più fragili e che ha come unico obiettivo quello di fare cassa senza alcuna garanzia di mantenimento delle condizioni di lavoro né tanto meno di miglioramento della qualità dei servizi offerti agli ospiti.
Diverse le iniziative in programma nei territori interessati. Alcune mobilitazioni già registrate, come in Emilia Romagna (https://www.facebook.com/fpcgilsanita/posts/3119798998270743) e nel Veneto (https://www.facebook.com/fpcgilsanita/posts/3116514351932541). Altre in programma nei prossimi giorni nei territori interessati. Il timore fondato che i sindacati paventano, alla luce anche di altri passaggi fatti in precedenza dal gruppo Kos, è che queste operazioni di esternalizzazione e frammentazione possano allargarsi al resto del personale.