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Si svolge mercoledì 18 settembre a Palermo, alle ore 9.30 davanti alla Prefettura, un sit-in dei lavoratori del gruppo Aiello. Dal licenziamento, avvenuto nell'agosto 2016, i 144 lavoratori sono ancora in attesa delle mensilità maturate durante la gestione giudiziaria. La Fillea Cgil chiede di riaprire il confronto con l'Agenzia nazionale dei beni confiscati, con cui da quasi un anno si è interrotta l'interlocuzione, per affrontare la situazione critica in cui si trovano i lavoratori delle tre aziende di Bagheria confiscate (Ati Group, Emar e Ediltecnica), appartenute a Michele Aiello. “Per far ripartire il confronto, abbiamo ripetutamente chiesto un incontro in Prefettura", spiegano i sindacati, chiedendo "che si velocizzi l'iter di vendita dei beni mobili e immobili della società, in modo da consentire il pagamento delle mensilità e degli oneri previdenziali e contributivi maturati ai lavoratori”.
I lavoratori (65 licenziati dall'Ati Group, 43 di Ediltecnica e 36 di Emar) aspettano la liquidazione delle spettanze da quando l'azienda ha smesso di operare. Dall'agosto 2016 a fine 2018 hanno usufruito degli ammortizzatori sociali. Con la confisca definitiva, i beni del gruppo Aiello sono transitati all'Agenzia nazionale per i beni confiscati. L’Agenzia poi ha restituito alla società i beni, che i liquidatori stanno per mettere in vendita. “Da questa operazione sono passati quasi due anni, e ogni volta che abbiamo chiesto un confronto con l'Agenzia abbiamo trovato le porte chiuse. I lavoratori sembrano diventati più che altro una spina nel fianco", osserva il segretario generale della Fillea Cgil territoriale Piero Ceraulo: "Oggi il debito, solo per le retribuzioni e il Tfr, ammonta a 1 milione 334 mila euro. Ad aprile siamo riusciti a ottenere un acconto del 15 per cento. Ci hanno proposto anche una transazione del 50 per cento: perché ma i lavoratori dovrebbero rinunciare a metà dei soldi che gli spettano? In questi due anni, in accordo con l'Agenzia, è stata costituita una cooperativa che avrebbe dovuto svolgere dei lavori e creare un nuovo futuro per i lavoratori. Ma è tutto fermo. Oltre al danno di avere lavorato per un'azienda confiscata alla mafia, oggi questi lavoratori si ritrovano abbandonati dallo Stato. Non capiamo perché l'Agenzia si trinceri nelle proprie stanze, senza voler parlare con le organizzazioni sindacali. Vorremmo conoscere i tempi necessari per la vendita del patrimonio”.
La Fillea Cgil Palermo per il pagamento degli stipendi ai lavoratori del gruppo Aiello aveva proposto di utilizzare il Fug (Fondo unico giustizia), da rimpinguare con i fondi della vendita dei beni. “Ma la proposta non è passata", conclude l'esponente sindacale: "Riteniamo che bisogna prevedere dei percorsi agevolati per le aziende confiscate e sequestrate, che finiscono per rimanere schiacciate. Le ex aziende mafiose non riescono a essere competitive in un mercato in cui c'è concorrenza sleale e dove le logiche del massimo ribasso tagliano fuori le imprese che rispettano i contratti e le regole”.