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"Siamo stati il sindacato che ha chiesto subito una campagna vaccinale prioritaria per tutto il personale scolastico, campagna poi interrotta dal Governo con interventi generali mirati sull’età anagrafica. In Lombardia, il personale scolastico ha risposto in modo positivo, anche se non si è ancora raggiunto l’obiettivo del 100%, ma quasi il 90% delle lavoratrici e lavoratori si è vaccinato. Questo dato fa comprendere come il personale della scuola abbia risposto subito all’ invito che anche la Flc ha fatto di aderire alla campagna vaccinale". Così Tobia Sertori, segretario generale Flc Cgil Lombardia.
"La questione legata all’introduzione dell’obbligo del Green pass per il personale scolastico non si può racchiudere in slogan o in dichiarazioni semplicistiche. Rifiutiamo quanto qualcuno (anche partiti di governo che prima approvano leggi e poi populisticamente e disonestamente invitano a non rispettarle) sta facendo circolare, con canali mediatici, di raffigurazione di una categoria insensibile e restia ad affrontare i problemi della scuola e degli studenti. Vogliamo ricordare che tutto il personale della scuola durante il lockdown ha reinventato il proprio lavoro, attivando metodi mai utilizzati e sperimentati prima, rendendosi disponibile a flessibilità per garantire e mantenere una relazione sia didattica che relazionale agli alunni e studenti", continua il sindacalista.
"Il Governo ha adottato con un decreto legge l’obbligo del Green pass a tutto il personale della scuola, in alternativa presentare tampone negativo ogni qualvolta ci si rechi al lavoro. Premesso che non siamo contrati al green pass per le attività di svago in luoghi pubblici, dal cinema, alle discoteche, ecc., il tema posto dal Governo per la scuola, in assenza di una legge che renda obbligatorio il vaccino per tutti (scelta che tocca alla politica), ha ricadute che si scontrano con più di un tema riguardante il diritto al lavoro. Il decreto legge interviene in modo pesante e sanzionatorio sui lavoratori riguardo al rapporto di lavoro, di natura contrattuale, senza essersi confrontato con il sindacato", prosegue il dirigente sindacale.
"Inserire per legge che chi non si vaccina venga sospeso senza stipendio non è accettabile. Nel ribadire che è importante vaccinarsi, serve risolvere in altro modo la questione di chi non si vuole vaccinare o non può vaccinarsi, con il diritto al lavoro. Lo strumento del tampone per queste persone è utile per salvaguardare la salute e la sicurezza di tutti i soggetti che entrano negli ambienti scolastici. Non si può pensare, però, che questo venga posto a carico dei lavoratori. Serve un piano per garantire i tamponi in tempi rapidi. Per esempio presidi medico scolastici o altro perché ciò si attui. Facciamo notare che si apre anche un serio problema organizzativo per le scuole. Il problema dei supplenti che verranno chiamati per assenze improvvisi che, in caso non siano ancora vaccinati, rischierebbero di non poter lavorare e assumere servizio nei tempi stabiliti", aggiunge l'esponente Cgil.
"Questa azione del Governo, nasconde i mancati interventi che sono i problemi veri della scuola quali: una riduzione degli alunni per classe, nuovi spazi scolastici, aumento dell’organico docente e Ata per garantire sdoppiamenti delle classi e una buona didattica, garanzia del servizio del trasporto scolastico in sicurezza, presidi sanitari scolastici. Investimenti per una nuova scuola. Non possiamo però accettare nelle scuole e nelle università penalizzazioni per i lavoratori e uno scarico di responsabilità sui dirigenti scolastici. Fermo restando che siamo convinti da sempre che vaccinarsi sia un dovere civico a maggior ragione se si lavora in una scuola e che la massima copertura vaccinale sia una misura di sicurezza fondamentale", conclude Sertori.