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"Nel prendere atto non possiamo non commentare l’ennesima intervista rilasciata da Franceschi, ripresa da più giornali, in merito al recente sviluppo giudiziario che coinvolge i due dirigenti di Grafica Veneta per i quali è stata accolta la richiesta di patteggiamento. Partiamo dal fatto che questa vertenza dura da diversi mesi e non lo ha mai visto fra i protagonisti della delegazione aziendale". Inizia così la dichiarazione di Loris Scarpa, segretario generale della Fiom Padova, in merito all'intervista di Fabio Franceschi, padrone di Grafica Veneta, pubblicata di recente sulla Stampa.
"In epoca covid non sapere chi stia lavorando nel proprio stabilimento è a nostro avviso un fatto grave, al limite della legalità che mette a repentaglio la salute e la sicurezza di tutte le persone che lavorano all’interno dell’azienda. Inoltre, le aziende che esternalizzano attività produttive non-core utilizzano appalti senza contezza della condizione dei lavoratori impiegati per le loro attività per abbattere i costi e scaricare oneri e responsabilità.
Questi primi due evidenze non giustificano il vittimismo di Franceschi, ma pretenderebbero, invece, una sua presa di responsabilità, soprattutto perché patteggiamento non significa assoluzione né innocenza, ma ammissione di colpevolezza e ricordiamo, inoltre, che il patteggiamento economico al posto della pena, è un privilegio, per noi discutibile, concesso a pochi nel nostro Paese.
Ad oggi - continua il leader della Fiom di Padova - ci sono oltre una cinquantina di lavoratori senza lavoro né salario che avrebbero potuto diventare dipendenti di Grafica Veneta già dai primi di agosto. Quello sarebbe stato l’atto che avrebbe messo fine a tutta la vicenda, senza alcun tipo di cattiva pubblicità per l’azienda, anzi, una scelta del genere avrebbe potuto rivalutare completamente la posizione di Franceschi e di Grafica Veneta in questa paradossale situazione, in cui si vorrebbero far passare alcuni imputati per vittime.
Ci domandiamo, inoltre, come sia possibile che 50 lavoratori fino ad allora considerati necessari per le attività produttive di Grafica Veneta diventino inutili e superflui quando si dovrebbe assumerli direttamente e ci si rende conto pretestuosamente dopo anni che non parlano adeguatamente la nostra lingua. È curioso questo modo di definire l’organizzazione del lavoro. Le stesse persone che già svolgevano quelle mansioni fino a luglio, sono state sostituite da 60 lavoratori autoctoni dopo l’estate. Sarà vero?
Quel che è più grave, nella sua dichiarazione Franceschi non si rende neppure conto che l’assunzione di personale con discrimine razziale è un reato in Italia (da Decreto Legislativo 215/03 che tutela la parità di trattamento tra persone, indipendentemente dalla razza o origine etnica) e che quindi non può pregiudicare a priori l’assunzione di determinate etnie.
Cogliamo l’occasione ancora una volta per ringraziare il Prefetto e le Istituzioni che hanno ritenuto importante cercare di trovare un punto di mediazione, ma che per il comportamento tenuto dalla delegazione di Grafica Veneta sono state svilite nel loro ruolo. Pensiamo che dovrebbe esserci maggiore rispetto delle Istituzioni.
Anche per quanto riguarda le attività sindacali in Grafica Veneta crediamo sia arrivato il momento di fare il punto. Per non correre il rischio di avere a che fare con la Cgil, l’azienda si è fatta promotrice della creazione di un sindacato autonomo aziendale per fare in modo che la Cgil non fosse il sindacato maggiormente rappresentativo. Inoltre, nel 2017 l’azienda è stata trovata colpevole di attività antisindacale nei confronti della nostra organizzazione e, in quel frangente, l’azienda ha conciliato con una dichiarazione in cui si affermava che non intendevano ostacolare l’attività sindacale, rinunciando all’appello, nonostante l’articolo 28 della legge 300 non preveda pene detentive né pecuniarie. Ricordiamo che sono i lavoratori che scelgono il sindacato e la propria rappresentanza e questi diritti non sono concessioni del padrone che determina a priori qual è il sindacato a lui più affine, vincolandone le agibilità.
Il modello Nord Est, rinomato per laboriosità e fitte relazioni non è quello decantato da Franceschi, ma è quello fatto di tante persone che inseguono un obbiettivo comune con le proprie mani e la propria testa per sentirsi determinanti e incidere sulle sorti della propria vita e della collettività. Il lavoro dev’essere elemento di realizzazione e non di schiavitù, dev’essere inteso come identità e non come discrimine.
In conclusione, noi abbiamo un’idea diversa di impresa, la nostra è quella sancita dalla Costituzione Italiana. Per noi l’impresa dev’essere intesa come collettività, aperta verso l’esterno e con responsabilità sociale e non come espressione unica del suo proprietario che, in questo caso, tende a cambiare la realtà dei fatti come più gli aggrada. Una per tutte che la vertenza sia chiusa. E così non è perché è tutt’altro che chiusa.
Vorremmo fare un appello conclude Loris Scarpa - rivolto ai lavoratori di Grafica Veneta: la Cgil è e sarà sempre a disposizione di tutte le lavoratrici e i lavoratori. Voi compresi".